venerdì, novembre 22, 2013

Presentazione Zino CX Frames

E’ un po’ che non aggiorno il blog, ho un sacco di cose per la testa e poca voglia di scrivere in questi giorni.
Il ciclocross è recentemente diventato il nuovo fenomeno di moda, esiste da una vita, non se lo è filato nessuno fino a un paio di stagioni fa e ora tutti a correre nel fango.
Sinceramente riesco a essere preso da tutto questo entusiasmo, non tanto per il fango che trovo piuttosto divertente, quanto per l’idea di correre dentro un percorso fettucciato in stile criceto.
Magari non vi piace lo sport, ma i telai da ciclocross sono una scelta veramente azzeccata per utilizzo urbano.
Tutta sta manfrina per dirvi che stasera un giovine e promettente telaista torinese che presenta le sue creazioni, non potete mancare.

Ps lo so che c’è un tempo di m3rd4 per andare in bici, ma che non vi venga in mente di usare in macchina!

martedì, ottobre 29, 2013

Luci sul casco




Siccome non ho voglia di mettere le luci sulla bici ho pensato di metterle su qualcosa che uso sempre quando pedale e mi posso portare dietro quando lego la bici fuori.
Le opzioni sono 2: borsa e casco.
La borsa può essere comoda per mettere la luce posteriore, ma per l’anteriore funziona malissimo, quindi la scelta ideale è il casco.
Il vantaggio primario è che in questo modo le luci sono belle alte a molto più visibili da parte degli automobilisti.
Attualmente uso una gigantesca Fibre Flare dietro e una Petzl Tikka davanti, che non è una luce da bici, ma ce l’avevo in casa ed è facilissima da montare.

Purtroppo, entrambe le luci usano batterie standard AAA, la soluzione migliore sarebbe usare batterie ricaricabili via USB, facili da ricaricare al lavoro.

lunedì, ottobre 28, 2013

Attacca Stacca

Con il cambio dell’ora è ufficialmente arrivata la stagione fredda.
Due cose di cui avete fatto tranquillamente a meno fino a pochi giorni fa diventano se assolutamente indispensabili, decisamente utili: parafanghi e luci.
A meno che non abbiate una city o una trekking bike, questi accessori non fanno parte della dotazione standard, e non ci sono neppure ganci o fori per un montaggio permanente.
Anche calcolato che la bici spesso rimane abbandonata attaccata ad un palo la soluzione migliore è la scelta di accessori dal facile montaggio/smontaggio.
Il vantaggio di questi sistemi è presto detto, si possono montare in caso di necessità e smontare quando si lega la bici per non farseli rubare.
Bello vero?
Sulla carta si, in realtà la cosa è molto meno pratica del previsto.
Tanto per incominciare con la scusa che si montano facilmente si finisce per non montarli mai, con il risultato che quando piove o fa buio gli utilissimi accessori sono a casa.
Se si montano l’operazione di lucchettaggio/slucchettaggio diventa uno sbatto immane dal momento che bisogna smontare e rimontare tutto, pena non trovare più i preziosi accessori.
Circa un anno e mezzo fa, stufo di girare senza parafanghi e finire per bagnarmi regolarmente ho sostituito le fascette in gomma del parafango anteriore con fascette da elettricista e sempre con le stesse ho fissato permanentemente il posteriore al reggisella.
Ma le luci?

Mi rompe un po’ lasciare decine di euro legate alla bici con le fascette, quindi?

venerdì, ottobre 18, 2013

Redbull Minidrome a Milano


L'abbiamo visto e rivisto su centinaia di siti e ci siamo sempre chiesti, ma perchè mai non in Italia?
Bene, il Redbull Minidrome arriva anche a Milano.
Per chi non lo sapesse si tratta di un minivelodromo da 25 metri, in pratica più un halfpipe che una vera pista se stiamo alle sole dimensioni.
Possibilità di farsi male: piuttosto alta.
Se volete saperne di più e magari iscrivervi alla competizione:
http://www.redbull.com/it/it/bike/events/1331610759527/red-bull-mini-drome-milano

giovedì, settembre 26, 2013

Fahrräder in Stuttgart #2 e Torinesi


L’azienda per cui lavoro ha la sede fuori Stoccarda, a 13Km dal centro della città.
Per andare in centro bisogna prendere un autobus e poi la metropolitana, a parte il costo abbastanza folle dei mezzi pubblici, il problema principale è che la sera tardi l’autobus extraurbano passa, se va bene, ogni ora.
L’albergo dove dormo normalmente è a 100 metri dalla ditta e ha 2 bici a disposizione dei clienti, quindi, se dopo il lavoro voglio andare in centro, faccio prima ad usare la bici.
E così ho fatto settimana scorsa.
Come ho già scritto Stoccarda non è esattamente la città più bike friendly della Germania, le ciclabile sono approssimative e collegate malissimo.
Il centro è pedonale, e una cosa mi ha colpito, nonostante ci fosse molta gente a piedi, nulla impediva a ciclisti e skaters di sfrecciare tra la folla senza che nessuno avesse nulla da dire.
Se vai in pattini, skate, bici e vai veloce non è un problema, il tedesco medio è una persona responsabile che ritiene i suoi concittadini altrettanto responsabili, se stai andando veloce vuol dire che sei capace e non sei pericoloso, perché io a piedi dovrei preoccuparmi e/o lamentarmi?
Dopo aver cazzeggiato un po’ in centro sulla via del rientro sono passato davanti agli stabilimenti della Porsche, guarda caso proprio a fine turno, fiume di gente sul marciapiede privo di ciclabile (si vede che pare brutto mettere una ciclabile davanti alla Porsche).
Visto che la bici dell’albergo pesa una sfacelo e la strada è in salita a scorrimento veloce ho preferito, per non rischiare la pelle, passare sul marciapiede, bene, tutti quanti si sono spostati al mio passaggio senza mugugnare o lamentarsi.
Se sei in bici in Germania rispetti il codice della strada, però sul marciapiede nessuno ti rompe le scatole.
Il VERO problema è che in itaGlia, qualunque cosa si faccia, in qualunque modo, ci sarà sempre troppa gente pronta a criticare qualunque cosa per qualunque motivo.
E’ vero è pieno di ciclisti (pedoni e automobilisti) indisciplinati, MA l’utilizzo della bicicletta è un valore importantissimo che fa comodo a tutti, perché ricordatevi meno auto significa soprattutto meno rischio per i pedoni e meno traffico quando si usa l’auto.

lunedì, settembre 23, 2013

Paleo Bici

In queste ultime settimane ci sono state le varie fiere di biciclette, Eurobike, Interbike ad infine l'ExpoBici di Padova.
Un sacco di entusiasmanti novità.
Oltre ai freni a disco sulle bdc, hanno inventato le fat bike (che esistono da anni, solo che fino a qualche mese fa non se la filava nessuno, e ora sono la soluzione ad ogni problema dell’umanità) e le ruote da 27.5” la più inutile misura della storia mondiale della bicicletta.
Sono sinceramente sempre più perplesso delle varie novità del settore.
Invece di produrre cose utili, siamo alla ricerca dell’inutilità.
Gironzolando in rete, mi è capitata sotto gli occhi la pubblicità della foto.
Io non sono un appassionato di bici d’epoca (altra “novità” sempre più di moda), ma la bici in questione mi ha colpito.
“New 1910 model”, vuole dire che stiamo parlando di una bici di 113 anni fa!
Fissa, senza freni, con un bel manubrio comodo e una sella in cuoio che fa sempre figo, certo il reggisella è un po’ strano per gli standard attuali, ma funzionale, ruote belle toste con gomme spesse antiforatura e insieme ti danno una borsa sempre in cuoio per portare gli indispensabili attrezzi.
Insomma una bici semplice, senta tante balle, utile per spostarsi ogni giorno senza sbattersi per la manutenzione.
Ehm, ecco potete smettere di fare quelle robe "innovativee" li, che chiamate bici e mettervi a fare dei mezzi utili tipo questa?
Possibilmente senza appiccicarci necessariamente parole tipo “retro”, “vintage”, “classic”, ecc.
Grazie

lunedì, settembre 16, 2013

Fahrräder in Stuttgart



Cosa sono queste strane maniglie sui semafori di Stoccarda?
In effetti le avevo già notate altre volte, ma non ne avevo intuito il significato, poi sono passato in bici e ho capito, servono a tenersi intanto che aspetti che il semafori diventi verde!
Invece per le scalinate è abbastanza chiaro.
Dal momento che la città non è “piatta”, può capitare di dover salire e scendere la scale passeggiando per il centro, se sei in bici eviti di dovertela caricare in spalla stile ciclocross, tra l'altro funzionano benissimo anche per passeggini e simili.

giovedì, settembre 05, 2013

Freni a disco?

La nuova moda dalla fiera di Eurobike sono i freni a disco sui modelli da corsa.
Ora io sono sempre stato un fautore dei freni a disco.
Se devo avere un freno su una bici voglio che freni e, secondo me i freni che equipaggiano le bici da corsa (e il 99% delle fisse frenate) non frenano.
Per frenare serve un Vbrake o un disco, punto.
In condizioni di meteo avverso un disco è decisamente un grosso vantaggio.
Meccanico ovviamente, che l’unico olio che voglio sulla mia bici è quello sulla catena.
Ma cosa hanno inventato di “nuovissimo” i costruttori di biciclette?
Il freno a disco!
Ragazzi che novità.
E’ da anni che si pensa di mettere i dischi sulle BDC, non l’ha fatto nessuno fino ad ora e oggi si sono svegliati tutti!
Ovviamente tutti freni idrauilici su bici da millemila euro.
Se fino a ieri avete detto che i dischi sulle bici da corsa non avevano senso che cosa è successo?
Per correre la bici deve pesare 6.7Kg.
Si può fare una bici che pesa 6.7 e costa una cifra normale o farne una che ne pesa 5 e costa una follia.
Meglio la seconda opzione che si guadagna di più.
Ma non ci posso correre, cazzo.
Allora ci aggiungo delle cose (batterie per il cambio elettronico, freni a disco) così sta nel peso.

E siamo tutti contenti di vedere grosse novità.

venerdì, agosto 30, 2013

In skate al lavoro



Ho scelto una pessima giornata per provare a venire al lavoro in skateboard, pioviggina e le strade sono bagnate.
Comunque …
Mi sono studiato bene il tragitto: in skate non posso fare le strada che percorro normalmente in bici, troppo pericolosa, ma allungando un po’ è quasi tutta ciclabile abbastanza bella, e infatti è andato tutto abbastanza bene fino all’ultimo tratto dove sia la strada che i marciapiedi sono in pessime condizioni tanto che per qualche decina di metri ho preferito semplicemente camminare.
Come previsto la cosa si può fare senza troppi problemi, i tempi rispetto alla bici si allungano notevolmente, secondo me bisogna calcolare di metterci circa il doppio del tempo.
Indispensabile, specie con clima infausto, un cambio completo in ufficio.
Perché usare lo skate invece della bici?

Un solo vantaggio, lo skate è più piccolo e lo metti dove vuoi, molto banalmente oggi ho usato la tavola perché al termine del lavoro mi passano a prendere in auto e la bici non avrei saputo dove metterla, quindi è valido solo in mix con auto/bus/treno/metro o per tragitti molto brevi, per il resto datemi una bici J

lunedì, agosto 19, 2013

Born to Run

E’ da un po’ che voglio scrivere di questo libro.
Born to Run è scritto da un giornalista appassionato di corsa, con un problema: “perché sono sempre infortunato? “
Perché quasi tutti quelli che corrono subiscono continui infortuni?
Parallelamente ad una avventura alla ricerca degli indiani Tarahumara, in grado di correre per giorni in semplici sandali e la storia di una folle competizione con i migliori specialisti di trail running sulle lunghe distanze e gli indiani stessi; l'autore dipana una inchiesta sulla corsa, tra antropologia, marketing, sport e biologia in cui, alla fine, l’uomo viene fuori come la macchina definitiva per la corsa creata dalla natura.
Meccanicamente parlando, la corsa dell’uomo è più efficace di quella di qualunque altro animale, nessuna creatura sul pianeta terra è capare di correre per ore e ore a velocità sostenute come può fare un essere umano.
Perché quindi, se siamo così perfetti, ci facciamo continuamente male correndo?
Perché non sappiamo più correre, perché ci ostiniamo ad usare scarpe superammortizzate e protettive che dovrebbero aiutarci e invece ci danno una falsa sensazione sull’appoggio del piede e ci portano a farci male.
Come combattiamo la cosa?
Comprando scarpe più costose e più ammortizzate che ci fanno sbagliare ancora di più.
E le aziende fanno soldi su questa cosa.
Invece dovremmo correre con sandali minimalisti o ancora meglio a piedi nudi e semplicemente ri imparare a correre.
Da quando ho letto la prima volta il libro un anno fa ho fatto molta attenzione a come corrono le persone ed in particolare i bambini (avendone 2 in casa mi è anche molto semplice).
Ebbene i bimbi sotto i 3-4 anni corrono appoggiando solo l’avampiede in modo perfetto, poi col passare del tempo disimparano, tanto che a 7-8 l’atterraggio col tallone lascia sulla sabbia bagnata una impronta più profonda rispetto all’avampiede (prove fatte coi miei 2 pupi quest’estate in spiaggia)
Che è quello che fanno tutti i Joggers adulti al parco.
Praticamente è maggiore l’impatto a terra (e la conseguente frenata) rispetto alla spinta propulsiva (!) con conseguenti traumi agli arti inferiori.
Che è la stessa cosa che succede nel mondo delle bici, mezzi sempre più leggeri, con più rapporti, maggior escursione degli ammortizzatori; risultato: siamo incapaci di pedalare decentemente e cosa facciamo?
Compriamo bici più leggere, con più rapporti e maggiori escursioni … che non servono ad un cazzo.
Vent’anni fa le salite del Tour si facevano con bici in acciaio e il downhill con bici da XC con forcella ad elastomeri da 5cm di escursione!
Ah, il libro c’è solo in lingua originale, sapete come la penso al proposito.

venerdì, agosto 09, 2013

Semplice

Ho scoperto cosa mi piace della fissa e cosa non mi piace della bici, cioè lo sapevo già, forse mi era meno chiaro.
Della fissa amo la semplicità, semplicità che viene prima ancora della bici.
Uso una fissa senza freni non perché faccia figo, lo ammetto il freno ho iniziato a non usarlo perché volevo un telaio da fissa puro, senza predisposizione per il freno, ma ora sinceramente faccio fatica a concepire una bici col freno (ce l’ho sull’Xtracycle, ma solo perché non posso farne a meno).
Come ho scritto 7 anni fa sulla presentazione del blog la vita è già troppo complicata di suo per incasinarsela ulteriormente con bici complesse.
Usando la bici tutti i giorni ho scoperto che non solo semplifica la vita, ma insegna che serve meno di quello che si pensava.
Ad esempio
“E se piove?”
Ti bagni, quindi? E’ acqua, non acido corrosivo, vai all’estero, e scopri che quando piove si bagnano e incredibilmente rimangono in vita, nonostante l’acqua.
Non solo non è indispensabile l’auto quando piove, non serve neppure una tuta da astronauta se sei in bici, ti serve solo una borsa stagna con dentro un cambio.
Idem per le scarpe, sono utili, ma se ne può fare a meno molto più di quanto si possa pensare, ma questa è un’altra storia.


mercoledì, agosto 07, 2013

Huston, abbiamo un problema

E’ da un po’ che ci penso: perché tutto considerato le bici non mi piacciono?
Qualche settimana fa leggo su FB che Yoda (se non sapete chi è documentatevi) sta vendendo il suo Pugsley, la voglio, oltretutto le misura di Yoda corrispondono esattamente alle mie.
Pensa, pensa e alla fine lascio perdere, in fondo non ho nessuna voglia di avere una MTB.
C’è qualcosa di sbagliato.
Perché, dopo averlo fatto per alcuni anni non ho nessun interesse a scendere dai sentieri in mountainbike. Perché dopo aver pensato e ripensato alla singlespeed in montagna quest’anno che ci sono i mondiali a 2 passi da casa non me ne importa nulla?
Se veramente mi piacciono le bici perché Giro e Tour mi fan cagare?
Perché non riesco ad entusiasmarmi a vedere imprese ciclistiche?
Perché non ho nessun interesse a tutinarmi nel weekend e a macinarmi un bel po’ di chilometri?
La conclusione è che la bicicletta non mi piace, forse non mi è mai piaciuta.
E dire che la uso praticamente tutti i giorni ed è ormai diventata una parte di me, cazzo non può non piacermi.
Il problema è che io vedo la bici come la semplificazione estrema di una parte della mia vita, mentre molto, quasi tutto quello che gira intorno alla bici è una aggiunta alla vita normale.
Ad esempio quando si decide una vacanza per tutta la famiglia (ovvero 4 persone) penso a qualcosa che possa piacere e divertire tutti, portare la mia bici per farmi i miei giri sarebbe uno sbattone in più che toglierebbe spazio agli altri componenti della famiglia (per la cronaca le bici dei bimbi le portiamo).
Come ho già scritto la bici è solo più un mezzo, non un fine.

Quindi come faccio a scrivere un blog di bici se le bici non mi piacciono (più)?

venerdì, luglio 12, 2013

30 Km/h

Tutti parlano di zona 30, ovvero di limitare il traffico nei centri urbani a 30Km all’ora.
E’ una cazzata.
Non ha senso.
30 Km all’ora controllati seriamente significa che in realtà per non rischiare multe bisogna andare a 25, ovvero alla velocità di una bicicletta spinta bene.
Calcolato che comunque, nonostante l’assurdo divieto, è necessario rispettare la segnaletica stradale E soprattutto fermarsi ai semafori rossi, ne consegue che la velocità media difficilmente potrà superare i 15Km/h, Un corridore a piedi piuttosto bravo è in grado, non dico di superarmi, ma sicuramente di starmi dietro.
Esclusi bimbi con le rotelle, quasi qualunque ciclista, più qualche skateboarder e diversi pattinatori, è in grado di andare alla stessa velocità, assurdo!
Con un limite a 30 Km/h persino moto e motorini non hanno senso; qualunque mezzo a motore da migliaia, decine di migliaia di euro non è più veloce di una bici da meno di 100 euro, ma vi sembra giusto?
Ma insomma come pensate di poter guadagnare dei soldi in questo modo?
Se non si vendono più auto, moto, benzina, assicurazione, bolli vari come facciamo a far girare l’economia?
Se la gente gira a piedi o in bici, chi va in palestra?
Se le strade sono sicure e i bimbi liberi di giocare e scorrazzare, chi compra videogames?
Chi passa le giornate davanti alle televisione?
Insomma, oltre alle auto si ferma anche l’economia del Paese!
Dobbiamo fermare a tutti i costi questa assurdità.


J

martedì, giugno 18, 2013

La data di scadenza delle nostre bici?


 Quando ho letto questo articolo su mtb forum sono rimasto un po’ perplesso
Sono pienamente d’accordo col sottotitolo “tutto si rompe (prima o poi)”.
L’ho scritto e riscritto su questo blog: la roba si rompe, personalmente da quando giro in fissa ho spaccato una pedivella, un cerchio e il carrello di una sella, più camere, copertoncini (uno aperto in skid con conseguente esplosione della camera e scintille del cerchio che raschiava sull’asfalto) e catene.
Ma quello che è scritto nell’articolo è inaccettabile, che un telaio duri 2-5 anni non va bene, specie si stiamo parlando di roba che costa 2 mila euro o giù di li.
La mia teoria è che siccome tutto si rompe è meglio spendere qualcosa in più per del materiale che duri una vita (o quasi).
Il bello della fissa è che c’è talmente poca roba che ben poco è a “rischio scadenza”, d’altra parte molti di noi viaggiano su telai e componenti che facilmente hanno più di vent’anni … in pratica ci sono fissati che girano su bici che hanno più anni di loro.
Quindi prendetevi la bici giusta, montatela bene e non preoccupatevi di dover cambiare nulla per i prossimi 20 anni e forse più J


giovedì, giugno 13, 2013

Big board Vs small board

Ho 2 tavole, entrambe Lush, una Kilima da 42” e una Tula da 29”, vecchie di qualche annetto, quale va meglio in città?
La Kilima è una drop through ( i trucks sono montati attraverso la tavola) da freeride lunga 44” montata con trucks invertiti da 190mm e ruote larghe e squadrate da 72mm x 52mm di contact patch e durezza 80A
La Tula è una cruiserino con la giusta quantità di kicktail lunga 29” montata trucks convenzionali da 125mm entrambe wedgeati e ruote da 62mm poco più di un paio di cm di contact patch e durezza 78A.
Il modo migliore di spostarsi in città, almeno la mia città è utilizzare al massimo le disastrate ed improvvisate piste ciclabili, insieme ad un bel po’ di marciapiede e ove possibile la strada.
Per questo sistema di spostamento le tavole devono essere molto valide in pushing, ovvero l’azione di spingere col piede dietro, per far questo, specie se non si è grandi skater, torna utile che la tavola sia bassa rispetto al terreno.
Da scariche la Kilima è più alta perché ha molto ponte, ma è anche più flessibile, con me sopra l’altezza dal suolo di entrambe le tavole è equivalente.
Il tavolone è ovviamente più stabile in spinta, ma pesa di più e le ruote larghe fanno molto attrito sull’asfalto, su una superficie perfetta l’agile e leggero cruiserino si spingerebbe forse anche meglio.
MA le strade non sono perfette, anzi, piene di buche, cambi di asfalto e disastri vari.
In queste condizioni la combinazione di dimensioni ed inerzia (e flex) permette alla Kilima di trasformarsi in un vero schiacciasassi (con la dovuta attenzione e velocità si attraversano anche le rotaie del tram).
In teoria il kicktail permetterebbe ad un rider esperto di saltare gli ostacoli, o quantomeno di alzare/alleggerire l’anteriore per facilitare il superamento degli stessi, ma in pratica quando ci si trova a dover passare su tratti lunghi metri di asfalto spaccato e pavè, risulta impossibile da utilizzare e in molte (troppe) condizioni le ruote da 62mm non ce la fanno a scorrere.
Dove la piccola Tula è vincente è nelle curve strette, praticamente gira in un francobollo, con in più la possibilità di eseguire, se necessario, kickturns, mentre il “barcone” Kilima è lento e ingombrante.
Chi vince?
Per andare da A a B, indubbiamente il tavolone da freeride è molto meglio, una distanza di 5Km in città si percorre agevolmente in 25 minuti senza sudare.
La tavoletta ha dalla sua le dimensioni, si può portare dappertutto, quindi la vedo meglio in combinata treno/auto/metro, per distanze più brevi.

In entrambe i casi sono necessarie un po’ di modifiche da effettuare nel prossimo futuro.

martedì, giugno 11, 2013

Al lavoro in bici: #4 – Considerazioni e psicologia

Non ne parla nessuno, ma arrivare al lavoro in bici, spostarsi a pedali è qualcosa che viene visto un modo ancora un po’ strano dalla maggior parte della popolazione.
Se ti presenti al lavoro in auto nessuno prenderà posizioni particolari su di te, è normale, ma in bici …
Ho iniziato il lavoro che attualmente svolgo lo scorso settembre e dal secondo giorno mi sono presentato in bicicletta.
Ovvio che come nuovo collega avevo tutti gli occhi puntato su di me, oltretutto la mia è una posizione completamente nuova, quindi c’erano molte aspettative (in buona parte sbagliate, ma questo è un altro discorso, interno all’azienda, che non ha nulla a che fare con la bici).
A meno che ci sia già altra gente che usa la bici, il ciclista viene visto non benissimo, nella migliore delle ipotesi l’arrivare in biciclette è considerato qualcosa di strano e buffo, probabilmente ci sarà un po’ di diffidenza.
Per quanto mi riguarda ho scoperto che alcuni colleghi erano preoccupati che io fossi un esaltato ecologista/animalista/contrario alle auto e alla tecnologia o cose del genere.
La cosa fondamentale è:
1-      Battersene di cosa pensano gli altri.
2-      Far continuamente passare il messaggio che l’uso della bici è assolutamente normale.
3-      Evitare, almeno all’inizio, di fare attivismo pro bici o cercare di fare proseliti tra i colleghi.
4-      Comportarsi in maniera inappuntabile al lavoro, non arrivare in ritardo, MAI
5-      Non ammalarsi

Vedrete che nel giro di qualche mese, dopo che tutti gli automobilisti saranno, prima o dopo, arrivati in ritardo per motivi di traffico, tranne voi, dopo che tutti si saranno ammalati, tranne voi, molti cambieranno punto di vista sull’uso della bicicletta.

venerdì, giugno 07, 2013

Usate lo skateboard

Lo dicono anche i politici, non sanno che lo skate per la legge italiana non può essere usato in strada, ma lo dicono lo stesso.
Cercando in rete si trova veramente poco, praticamente nulla, sull’utilizzo urbano dello skate come mezzo di trasporto.
Ovviamente ci sono innumerevoli informazioni sullo skate inteso come trick e freestyle, qualcosa come freeride e downhill, ma in urbano niente.
L’unico utilizzo da trasposto che si trova sono video di assurdi viaggi di centinaia di chilometri sulla tavola in giro per il mondo, affascinante, seppur completamente slegato dal contesto cittadino.
D’altra parte la situazione è la stessa con le bici, tante informazioni, tanti bei video di gare e competizioni, di trick e divertimento, ma sul commuting si trova poco e quello che si trova è più che altro politica sui vantaggi dell’utilizzo della bici etc.
Risultato: visto che non lo fa nessuno e non si trovano informazioni pare che la cosa non possa funzionare.
E invece no.
Su percorsi brevi, sotto i 5Km, penso che lo skate giusto abbia molto da dire.
Pensate solo quante volte, da automobilisti, siete stati costretti a parcheggiare a 1 Km dal luogo dove volevate andare.
O che la destinazione X non è servita da nessun mezzo pubblico, certo ci sarebbe la metro comoda e veloce, ma la stazione è a un paio di chilometri.
Oppure devi comprare una cosa al volo in un negozio che non è proprio sotto casa, ma a qualche isolato di distanza.

Nei primi casi trasportare la bici può essere da scomodo a impossibile, nell’ultimo, tra lega/slega uno sbattimento inutile.

mercoledì, giugno 05, 2013

Al lavoro in bici: #3 – La Bici

Solo al terzo punto viene la bici, perché ritengo che tutto calcolato non sia la cosa fondamentale.
Se dovete arrivare in giacca e cravatta, il capo ha il SUV, l’azienda è a 30Km da casa e ci si arriva solo passando dalla tangenziale, la bici non conta, andare al lavoro pedalando è semplicemente impossibile.
Se la ditta è a meno di 5km, tutti su comoda pista ciclabile, i colleghi si vestono in jeans e scarpe da ginnastica, anche una Graziella scassata con ruote da 20” è perfetta.
Ovviamente una bici veloce e comoda è meglio, non è detto che un mezzo sia per forza migliore di un altro, anzi uno dei punti fondamentali è che la bici che scegliete vi deve piacere, punto.
Giusto qualche consiglio.
La bici da corsa super performante che va tanto bene nel weekend potrebbe non essere la scelta migliore per uso quotidiano.
Se volete usare la bici tutti i giorni, accessori come luci e parafanghi sono indispensabili; gomme robuste e borse stagne molto utili.
Prima di impazzire alla ricerca della bici definitiva per utilizzo urbano, iniziate a usare quello che avete, solo percorrendo le strade cittadine potrete capire quale è la soluzione migliore.

(ps: la foto è stata scattata a Stoccarda, a qualche centinaio di metri dalla ditta per cui lavoro, da notare cosa  usano all’estero per andare al lavoro e soprattutto come legano le bici)

lunedì, giugno 03, 2013

Armi, leggi e incidenti

Qualche tempo fa si è fatto un gran parlare sulla notizia che negli Stati Uniti un bimbo aveva sparato alla sorella con un fucile regalatogli dai genitori.
Scandalo, tutti a scagliarsi contri gli americani cattivi e contro le armi che uccidono.
Premesso che la morte di chiunque è un fatto gravissimo, da statistiche è dimostrato che per un bimbo degli Stati Uniti è molto più pericoloso avere una piscina in giardino che un fucile in casa, incredibilmente infatti sono molte di più le morti domestiche per annegamento che per incidente con armi.
Solo che nessuno si sognerebbe mai di bloccare la vendita delle piscine ai privati.
Già, il genitore medio di solito porta il bimbo a nuotare e sogna la piscina in giardino (che non ha dato che vive in appartamento), molto raramente è un appassionato di armi e porta il pupo a sparare la domenica, quindi è più facile pensare che le armi siano da vietare e l’acqua no.
Per lo stesso motivo si continua a pensare che le auto non siano assolutamente pericolose, mentre ci si scandalizza per una singola morte negli USA non si preoccupa minimamente del fatto che OGNI GIORNO un automobilista distratto/ubriaco uccide “per sbaglio” qualcuno.

Poco importa se è un ciclista, un pedone, dei ragazzi che aspettano l’autobus per andare a scuola, una mamma con bimbi in passeggino che attraversa sulle strisce pedonali; si tratta di persone che stavano facendo la loro tranquilla vita e ora non ci sono più, colpevoli di non essere su un “protettivo” SUV al momento dell’incidente.

mercoledì, maggio 29, 2013

Al lavoro in bici: #2 - Percorsi

Google Maps è tuo amico.
Passare un po’ di tempo su Google Maps è un investimento, anche conoscendo le strade, c’è sempre qualcosa da imparare, ricordandosi che non sempre la strada più breve è la migliore.
Attualmente non esiste ancora in Italia l’opzione bicicletta sulla pianificazione percorsi, da preferirsi l’opzione a piedi su quella in auto che consente il passaggio in parchi e zone pedonali.
Quello che non si vede su Google Maps è la condizione dell’asfalto e del traffico, ma si trovano scorciatoie o passaggi che magari non si vedono facilmente, come stradine tra i campi vicine alle zone industriali.
Si può scoprire che la strada che si percorre di solito con l’auto non è la più corta, e che tagliando su un marciapiede si evita un pericoloso incrocio.
Se attraversare un parco cittadino può trasformare il viaggio verso il posto di lavoro in una simpatica scampagnata, il percorrere strade a scorrimento veloce lo fa diventare una pericolosa guerra contro il mondo.
Potrebbe essere conveniente trovare un paio di alternative al percorso classico da gestire in caso di meteo avverso o traffico particolarmente intenso.
Una volta scelta a tavolino la strada migliore, calcoliamo tempi e distanze.
In base ai chilometri ed al tempo necessario si deve aggiustare il materiale necessario, se per meno di 5 Km qualunque bici va bene e magari non si suda neanche, per 15 un mezzo serio e un cambio d’abiti è indispensabile.

Nulla vieta, se le distanze sono eccessive di cercare valide alternative: una cosa che da noi si usa poco, ma altrove è molto comune è l’accoppiata bici E mezzi pubblici, molto utili in questo caso possono risultare le bici pieghevoli.

lunedì, maggio 27, 2013

Al lavoro in bici: #1 - Pianificazione aziendale


Il primo punto da prendere in considerazione per iniziare ad andare al lavoro in bici è l’azienda in cui si lavora, ovvero: c’è un posto dove mettere la bici, dove cambiarsi, come mi devo/posso vestire, etc?
Prima di tutto: cosa me ne faccio della bici durante le ore di lavoro?
Legata ad un palo in mezzo alla strada per 8-9 ore tutti i giorni della settimana è decisamente a rischio furto, meglio cercarle un altro posto, se non è possibile portarla in ufficio (cosa piuttosto improbabile), magari si può trovarle una sistemazione in un magazzino, in un cortile interno, insomma in qualunque luogo che non sia in strada.
Attenzione alla scelta del luogo perché le prime volte la bici arriverà pulita al lavoro, ma capiterà di arrivare con il mezzo sporco e bagnato, meglio considerare l’ipotesi.
Fondamentale il vestiario: come ci si veste al lavoro?
Se è richiesta giacca e cravatta partiamo male.
In ogni caso torna comodo trovare, non solo un posto dove potersi cambiare, ma anche uno dove tenere un cambio, con un armadietto a disposizione si può, al limite portare al lavoro un po’ di indumenti puliti e cambiarsi ogni giorno senza trascinarsi il cambio nello zaino ogni santo giorno.
In caso di condizione meteo critiche avere al lavoro un cambio completo è quasi d’obbligo, mettete in conto che prima o poi arriverete bagnati fradici, quindi regolatevi di conseguenza, oltre a dove riporre i vestiti asciutti, iniziate a pensare anche a dove mettere ad asciugare quelli bagnati, e a come gestire l'agguato dell'odore "cane bagnato" conseguente a pedalata sotto la pioggia.
Last but not least: da non sottovalutare l’aspetto psicologico dall’arrivare al lavoro in bicicletta, qualcuno potrebbe prenderla “male”, considerarvi dei folli, pericolosi, etc.
Non è detto, ma mettete in conto che la cosa della bici potrebbe non piacere a capi e colleghi, ma di questo ne parliamo un’altra volta.

lunedì, maggio 20, 2013

Perché aprite negozi di bici?


Da appassionato l’apertura di un nuovo negozio di bici è comunque qualcosa di positivo, ma bisogna farlo bene, specie in un difficile periodo come questo dove le attività spesso aprono e chiudono nel giro di pochi mesi.
Dietro casa dei miei genitori hanno appena aperto un negozio di biciclette.
Io, come ho scritto più volte sono un pessimo venditore e mai aprirei un negozio mio (di bici o di qualunque altra prodotto), però un paio di cosette le so e mi spiace vedere che manchino i presupposti più basici per una florida attività.
Tanto per incominciare la “location” è abbastanza sfigata, a soli 2 km dal Decathlon, in una via laterale di scarso passaggio dove è impossibile parcheggiare, anche in doppia fila (che di per se non sarebbe un male se non fosse che il 99% di chi compra una bici fino al negozio ci va in macchina).
Da principio in vetrina c’erano un bel po’ di bici elettriche, a me le bici elettriche fan letteralmente cagare, non le capisco, ma è un mercato che può funzionare, a Stoccarda, ad esempio, in pieno centro c’è un negozio che vende solo elettriche di alta gamma.
Ma ora c’è ogni tipologia di bici: elettriche, mountain, corsa, city, bimbo e BMX.
Una cosa che ho capito è che un negozio, specie se piccolo, non può tenere ogni genere di bici, è impossibile, alla fine hai solo modelli scarsi che non vuole nessuno, una filosofia del genere la può avere un negozio gigantesco, un piccolo si deve specializzare, è l’unico modo di sopravvivere.
Un paio di giorni fa sono passato davanti al negozio, erano le 8 di sera e il tipo stava chiudendo.
Punto a favore, tornava a casa in bici, ma sulla bici ci sarebbe da discutere un pochetto.
Secondo me se hai un negozio (di qualunque cosa), devi usare i prodotti che vendi, punto; come ti vesti, quello che usi, deve essere il biglietto da visita della tua attività.
Il negozio in questione vende qualunque cosa a parte le fisse e con cosa si muove il tipo: con una fissa, una conversione su telaio corsa con pedali senza gabbiette o straps e freno anteriore (o almeno spero che sia fissa, una single col solo freno davanti non è una gran cosa).
Una bici che di per se non ha nulla di male, un po’ arraffazzonata, si direbbe il primo tentativo di fissaggio di uno che non ha mai messo le mani su una bici, non il massimo come biglietto da visita.
Ma quello che mi ha spinto a scrivere questo posto polemico, è stata la tensione della catena, talmente molle da rischiare di cadere.
Uscendo, visto che guardavo la vetrina il tipo mi saluta e a me è venuto bene di dire che sarebbe stato necessario tirarla un po’ quella catena, la risposta: “hai ragione, è che non ho tempo”.
SCUSA? Hai un negozio di bici, appena aperto, che verosimilmente fa un po’ fatica a decollare e non hai 3 minuti per tirare la catena alla tua bici?
Posso capire che il meccanico di un negozio avviato non abbia il tempo per revisionare la forcella ammortizzata o per cambiare completamente la trasmissione alla sua bici, ma cazzo, qui si tratta di tirare una catena!
Io capisco che un appassionato di bici, ogni appassionato di bici, prima o poi pensi più o meno seriamente ad aprire il suo bel negozietto, ma un conto è l’idea di farlo, diverso è farlo per davvero.
Per aprire un negozio di biciclette, non basta avere la passione per pedalare (anzi pedalare forte non è assolutamente indispensabile), ma bisogna essere bravi meccanici, bravi venditori, un po’ psicologi per capire i clienti, un po’ analisti per capire il mercato, molto tecnici per conoscere i prodotti, etc.
Aprire una attività oggi costa una fracassata di soldi e farlo male significa, quei soldi, buttarli dalla finestra, il che è stupido.