lunedì, maggio 30, 2011

Alcune cose che non capisco #3


ovvero: che fine hanno fatto i telai da tricks con ruote da 700?
Qualche anno fa è apparso sotto la denominazione bici da tricks una nuova tipologia di telai per fissa.
Telai a prova di bomba, tubi in acciaio da MTB, geometrie pista, orizzontali più lunghi pensati per montare attacchi corti e manubri riser, ampio spazio per comode gomme larghe.
Secondo me il telaio ideale per utilizzo urbano.
Poi i trick si sono evoluti e ora le bici da tricks hanno ruote da 26", geometrie compattissime e movimenti assurdamente alti per grindare coi pegs, non il massimo per pedalare, ma sicuramente più adatti a roba estrema.
Le grosse ruote da 700c sui telai da freestyle sono diventate una limitazione e i telai concepiti per queste ruote non se li fila più nessuno ... ed è un vero peccato.
Io una bici da freestyle ce l'ho, l'ho concepita per tricks e polo, ma la cosa divertente è che dopo un primo periodo ho smesso entrambe le attività e ho iniziato ad usarla come bici "normale".
Pensavo fosse una scelta penalizzante ed invece ...
Rispetto al Vigorelli ho subito apprezzato la capacità maggiore di gestire pavè, rotaie, buche e tutta quella merda che si trova in strada, grazie all'acciaio spesso ed alle ruote cicciotte.
Montato col riser è la morte sua, molto meglio dello stesso manubrio su un telaio pensato per altri montaggi.
Certo la bici è un po' più pesante, ma non è che sia più lenta, le gomme larghe permettono passaggi molto più veloci sullo sconnesso e se proprio proprio vuoi scannare basta rimontare delle ruote sottili e il gioco è fatto.
Soprattutto rispetto ad un vero pista è una bici nata per essere trattata male, cadere per terra, incatenata dove capita, insomma molto più "urban" di un delicato telaio pensato e costruito per il velodromo.
La bici da freestyle con ruote da 700 è in realtà una bici perfetta per tutto, molto più comoda per spostarsi in città rispetto ad un aggressivo pista, valida per qualche sterrato, per iniziare coi tricks e anche correre un'alleycat.
Ma siccome nasce per i tricks e per i tricks ormai ci vogliono le 26" nessuno più usa questo tipo di bici, perchè?
Boh?

venerdì, maggio 27, 2011

Ridurre l'inquinamento e lo stress della vita moderna in una sola mossa


TUTTI parlano di ridurre l'inquinamento, e TUTTI hanno la loro proposta.
Si va dalle energie alternative, al nucleare (?), dallo spegnare il leddino rosso del televisore a spegnere le luci della città ... posso dire la mia?
Tutte minchiate.
C'è un sistema a costo ZERO che permetterebbe, da subito, di ridurre l'inquinamento: l'abolizione di vestiti formali, della giacca e la cravatte e dei pantaloni lunghi nei mesi estivi.
Questo permetterebbe di ridurre l'uso dell'aria condizionata negli uffici, se ci posso stare in short e t-shirt basta aprire la finestra se mi costringi a giacca e cravatta allora mi tocca mettere a palla il condizionatore.
Permetterebbe di spostarsi in bici, senza sbatti di sudate e pantaloni distrutti dalla catena, e soprattutto nessun "capo" potrebbe ridire sull'abbigliamento del dipendente.
Si spenderebbe meno in lavaggi e stiraggi, che una giacca la devo portare in lavanderia, una maglietta me la lavo a casa.
Io, settimana prossima, ho un colloquio in pieno centro, con un'agenzia di ricerca personale che non sa valutarmi come tecnico e quindi guarderò solo l'estetica; ci potrei andare comodo in bici, ma alla fine visto che attualmente o ci sono 35° oppure piove, e ci devo andare vestito da pinguino, userò la metro, ma a Torino c'è una sola linea che non mi passa sotto casa, quindi mi tocca prendere un autobus, anzi per evitare di metterci una vita e arrivare comunque tutto sudato, prendo l'auto per arrivare fino alla fermate della metro (spendendo così benzina E biglietto metro).
Tutto 'sto casino perchè ci devo andare in giacca e cravatta, che palle!

lunedì, maggio 23, 2011

Alcune cose che non capisco #2


Tutte le bici da corsa hanno i pedali automatici, per le MTB dipende dall'utilizzo, automatici quasi sempre, liberi per situazione gravity-freeride, le BMX montano ovviamente i flat, le bici da citta pedali liberi pure loro.
Nessuno, ma proprio nessuno, usa le gabbiette ... la scelta è tra automatici se si vogliono i piedi attaccati ai pedali, liberi se si preferisce altrimenti.
Il 90% dei fissati usa le gabbiette, sempre più gli straps, gli automatici sono utilizzati penso solamente dall'1% dei fissati, perchè?
Boh?
Certo, la scelta dei pedali automatici è radicale, nel senso che richiede scarpe dedicate, scarpe generalmente molto comode per pedalare, spesso altrettanto scomode per camminare, ma a cercarle bene in circolazione ci sono ormai diverse scarpe validissime sia per una cosa che per l'altra e con un look normale.
E non costano neppure una follia.
Non dico che i pedali automatici siano la soluzione migliore per ogni esigenza; certo su una bici per aperitivi impediscono di sfoggiare l'ultima sneaker limited edition della situazione o molto più semplicemente può aver poco senso avere ai piedi per 8 ore una scarpa con sotto gli attacchi se poi si una solo per 30 minuti di pedalata casa-ufficio.
Però è una validissima soluzione da considerare perchè, ditemi quello che volete, per pedalare sono la scelta migliore che potete fare.

venerdì, maggio 20, 2011

Wear


Qualche giorno fa John "Prolly" ha fatto un giro da Mission Workshop a San Francisco: http://prollyisnotprobably.com/2011/05/sf_shop_visit_mission_workshop.php
Mission è una neonata ditta di borse che spacca da paura, ma la cosa che mi ha colpito è che al negozio di Mission, non si vendano solo i loro prodotti, ma anche scarpe DZR e Quoc Pham e abbigliamento Outlier and Aether, mentre paradossalmente non si vendono nè bici, ne parti di esse.
Quattro aziende che producono capi di abbigliamente di aspetto "normale" specifici per andare in bici.
Secondo me questa è la nuova frontiera, abbiamo iniziato ad usare e riusare la bici in città per mille motivi (non inquina, non si paga il parcheggio, è più veloce, fa figo) e piano piano che la si usa ci si rende conto che i vestiti normali non vanno proprio proprio bene; ci vorrebbe qualcosa con un taglio più comodo, che permetta di pedalare bene, che sia traspirante, che tenga caldo, ma non troppo, ma che nello stesso tempo non ti faccia sembrare un ciclista della domenica e si possa usare tranquillamente in qualunque ufficio.
All'estero e per fortuna anche in Italia diverse realtà stanno puntando su questo settore.
Purtroppo al dettaglio, queste realtà sono trascurate, il normale negozio di bici fa fatica a gestire 5 taglie di telaio e spesso non ha voglia di sbattersi a tenere 7-8 numeri di scarpa per 3-4 colori, un po' lo comprendo, ma non dimentichiamo che, mentre non ho problemi a comprare un mozzo in internet sull'abbigliamento preferisco provarlo e comprarlo di persona.
E nello stesso tempo, se molti preferiscono una bici economica per paura di furti, su una giacca tecnica e un paio di scarpe, che non si devono tenere lucchettati in strada, si potrebbe essere invogliati a spendere qualcosa in più.

martedì, maggio 17, 2011

Parcheggi deserti


Quello che vedete in foto è una cosa fondamentale per imparare ad usare come si deve una bici fissa.
Tutte le paranoie del tipo: non riesco a skiddare, a fare trackstand, a fermare la bici senza freni, etc. NON si risolvono stando al PC a postare sul forum su come fare o quale siano le modifiche migliori da fare alla bici per fare questa o quella cosa e neppure stressando negozianti che nella stragrande maggioranza dei casi su una fissa non ci sanno neppure andare e tantomeno rompendo il cazzo che non c'è modo di fermare una fissa senza freni.
Ci si mette belli tranquilli in un magnifico parcheggio deserto, senza curiosi, meglio, secondo me, da soli o se preferite con qualche amico e SI PROVA.
All'inizio non si riesce, ma dopo un po' le cose entrano e una volta che sono entrate "è come andare in bicicletta" non ve le dimenticate più.
Personalmente ho skiddato la prima volta che ho provato, mentre ci ho messo praticamente 2 anni a fare trackstand in modo decente.
Provate, provate e provate ancora, se non ci riuscite ... ehm, ho già scritto di provare ancora??

lunedì, maggio 16, 2011

Geometrie incazzate


Una delle cose belle dei telai da pista sono le geometrie estreme: angoli chiusi, quasi verticali, rake forcelle ridotti, carri cortissimi; sono tutti particolari che rendono la fissa nervosa e scattante nel traffico.
MA il risultato è una bicicletta difficile da gestire a meno di non essere molto, molto bravi.
Inoltre con ruote da 700c, telai piccoli e angoli sterzo da 75°, il problema dell'overlap, ovvero l'interferenza tra piede e ruota quando si sterza è veramente importante, diventa molto impegnativo girare la bici nello stretto senza sbattere continuamente la ruota sul piede avanzato.
Mi fa sorridere vedere neofissati, magari sotto il metro e settanta che, come prima bici, prendono il telaio più cattivo in commercio, magari un po' più piccolo perchè "è da pista" (lo montano tutto figo NJS, ma è un altro discorso) ... e poi si lamentano che non ci riescono ad andare.
Le geometrie non sono tutte uguali, saper scegliere quelle giuste sulla propria persona, non è facile, ma è la cosa su cui bisogna spendere più tempo.

mercoledì, maggio 11, 2011

Alcune cose che non capisco #1


Ci sono alcune cose che non capisco nel pazzo mondo delle fisse.
La prima è perchè lo standard per i mozzi da pista continua ad essere quello filettato, e non qualunque, sottolineo qualunque, altra cosa.
Per esperienza personale e leggendo Fixed forum è evidente che è uno standard che NON funziona, va bene per pedalare in avanti, ma quando si skidda, e si blocca il mozzo, il pignone tende a svitarsi, col rischio di sfilettare il mozzo.
E succede.
Succede anche perchè non esiste UNO standard, tanto per incominciare ci sono 2 standard di passo di filettatura, italiano metrico e inglese in pollici, quasi uguali, appunto quasi.
Poi non tutti i pignoni sono larghi uguali, e neppure le sedi, ovvero lo spazio sul mozzo tra battuta sul corpo del mozzo e ghiera di fissaggio, col risultato che con alcune combinazioni una volta montato il tutto bello stretto tra pignone e ghiera rimane dello spazio, che permette al pignone di muoversi.
Aggiungiamo che la maggior parte dei mozzi in commercio e utilizzato dal fissato medio non è di grande qualità.
Scarsa qualità significa bassi controlli, quindi ogni tanto qualche filettatura viene un po' male, il mozzo viene venduto comunque e ovviamente il rischio di sfilettare aumenta.
Si potrebbero inventare qualcosa di meglio, anzi non serve inventarlo, qualcuno ha provato molto semplicemente a fare dei pignoni con lo standard 6 fori ISO dei freni a disco per MTB, se non si strappano i dischi nelle discese più toste, sicuro non si muovono neppure i pignoni.
E infatti funziona alla perfezione.
Ed è anche più facile sostituire i pignoni, basta una semplice chiave a brugola, niente fruste, metodi pettenella, chiavi apposite per le ghiere.
Allora perchè (quasi) tutti continuano a fare mozzi filettati?
Boh?

martedì, maggio 10, 2011

Freemind Genova


Parkour, urban boulder e bici, fissa e non.
Mi piace la filosofia dell'evento, mettere insieme attività urbane, libere dagli schemi, ci avrei visto bene anche skate e BMX, magari il prossimo anno, vero?
Sito ufficiale dell'evento:
http://www.freemindgenova.com/
Beccatevi anche il video in stile videogame che merita:
http://www.youtube.com/watch?v=bjfIp0z3dNI

venerdì, maggio 06, 2011

Differenze tra telai


Spesso si sente parlare del tale telaio che è più o meno rigido di un altro o che l'alluminio sarebbe troppo rigido rispetto all'acciaio, etc.
Vi riporto una breve conversazione tra me, Cisco e Gherli ritornando dalla Private Alleycat.
Io: "Cisco ma perchè non hai corso col Vigorelli"
Cisco: "Perchè è troppo rigido per il pavè di Milano"
Io: "A me non pare così rigido, te Gherli, il tuo lo trovi troppo rigido?"
Gherli: "No"
Chi ha ragione? Tutti quanti.
Il 99% dei telai usa gli stessi tubi quale che sia la taglia, quindi necessariamente i tubi di un telaio small visto che sono più corti saranno più rigidi degli stessi tubi per un telaio XL.
Di noi 3 Cisco è il più piccolo quindi anche il suo telaio è più piccolo e quindi effettivamente più rigido.
A questo si aggiunge che Cisco è anche il più leggero e quindi il suo minore peso stressa meno il telaio.
Poi c'è il fatto che ogni telaio è montato diversamente: ruote a profilo basso in genere flettono di più di un profilo alto, dipende da come sono raggiate, da che gomme montano, alcuni manubri flettono di più, altri meno, addirittura flettono diversamente diversi movimenti centrali.
Ed infine ci sono ciclisti più sensibili ed altri meno, ci sono persone che potrebbero pedalare su qualunque cosa con le ruote ed altri che se non è tutto perfetto, non riescono a dare il massimo, indipendentemente da quanto siano effettivamente bravi.

martedì, maggio 03, 2011

Fisse, messaggeri e alleycat races


Tutta la moda della fissa è nata perchè i corrieri a New york usavano le bici da pista, punto.
I bike messengers usavano le fisse per lavoro, ci pedalavano nel traffico della metropoli, ma non solo, ci vivevano sopra alla fissa, si trovavano dopo il lavoro a bere,la usavano per spostarsi la sera, di nuovo a bere in giro, e ovviamente si inventavano garette per decidere chi era il più bravo.
Così sono nate le alleycat races, insieme ad altre stupide sfide come le gare di skid, trackstand e footdown (in foto d'epoca Aldone Vs Schilirò e sono rimasto in piedi), infatti alla prime alleycat italiane, erano previste anche queste 3 cose.
Ora con la fissa si fa di tutto, c'è chi addirittura prova a proporla come categoria alle Granfondo, ma per come la intendo io questa bici è strettamente, indissolubilmente legata all'uso cittadino ed al lavoro dei corrieri.
Per questo sinceramente non capisco tutti gli altri utilizzi della fissa che non siano nel traffico cittadino o non siano legati alla cultura dei messengers.
Per questo amo le alleycat, e mi spiace di averne saltate così tante, ma c'erano cose più importanti da fare.
Non a caso attualmente le mie 3 bici sono: una fissa senza freni, una cargo e una conversione per il polo.
Sono un estremista, sicuramente, il sottotitolo del blog recita "Blog su biciclette a ruota fissa rigorosamente per utilizzo urbano", scusatemi, ma a me del Giro d'Italia non frega un emerito cazzo.
E, in modo tutto mio personale, sono ribelle dentro e non concepisco tesseramenti, federazioni, e in assoluto competizioni organizzate.
D'altra parte il 100% delle fisse in circolazione non rispetta la normativa di legge, pure con 2 freni, di gente con catarifrangenti (davanti, dietro, su ruote e pedali) e campanello non ne conosco, quindi perchè dovremmo preoccuparci della legalità degli eventi da fissati?
La figata delle alleycat è che nessuno ti chiede il tesserino, nessuno ti obbliga a usare questa o quella bici, nessuno ti rompe le palle, soprattutto a nessuno frega un cazzo se arrivi e come ti piazzi, alla fine l'importante è essersi divertiti e farsi una birra alla fine.
Libertà, perchè la vita è già troppo complicata per doversela incasinare ulteriormente anche nel tempo libero.

domenica, maggio 01, 2011

Private Alleycat Milano Report







Sono passati 2 anni e 5 mesi dall'ultima alleycat milanese a cui ho partecipato, un'eternità, tra mille casini sono finalmente riuscito a rimettermi a correre, dodicesimo, no quattordicesimo, su 102 partenti, per avere 40 anni e aver corso con una fissa da trick con gomme da 32c e brakeless, direi che posso dirmi soddisfatto.
Partiamo da Torino in 4: io, Cisco, Gherli e Flower, parcheggiamo da Dodici e ci avviamo alla partenza, Gherli si perde dopo circa 50 metri, andiamo bene.
Un botto di gente, cerco qualche faccia conosciuta, qualcuno che c'era già qualche anno fa, individuo Danka e Diodo, perfetto ho già corso con loro, Cisco vuole fare la gara con Giorgio di UBM, ma poi desiste, quindi tutti noi torinesi ci accodiamo al dinamico duo di Milanofixed, tutti in fissa, tutti senza freni.
All'iscrizione Matteo consegna una busta chiusa, bici contro il muro, "GO!", ok, vediamo un po', ci mettiamo tutti quanti con le cartine a terra e troviamo tutti i checkpoint, il giro non sembra pazzesco, infatti alla fine saranno "solo" 32 Km, da fare in 2 ore e mezza; solo uno è a nord, gli altri bene o male tutti in zona centro-sud.
Mi ritrovo da subito a fare il fanalino di coda del gruppo insieme a Gherli, patisco un po' la scelta della bici, telaio da trick in acciaio e gommazze, pesano un po' troppo, però mi ricordo ancora come si porta una bici nel traffico milanese, primo check 10 flessioni, vabbè pensavo peggio, si viaggia bene, tutto calcolato non rischiamo nemmeno troppo nel traffico.
Poi si parte verso nord e inizio a patire, vento contro, 'ste gomme sono dei macigni, e io che speravo in una corsa tutta sul pavè in centro, perdo il gruppo, mi passa Naos che mi sfotte (tanto alla fine arriverò prima di lui), arrivo che gli altri sono ancora li, perfetto li ho ripresi; sul ritorno patisco uguale, gli altri spinti dal vento a favore e io che continuo a faticare, sto per passare a sx una troia in utilitaria, ma non mi fido, e infatti decide di svoltare a sx senza freccia, così mi tocca fermarmi, echecazzo, già sono indietro ci mancava pure questa.
Li riprendo non so come su Melchiorre Gioia, poi li riperdo a Porta Venezia, il prossimo check è in Corso Vittorio Emanuele, almeno so dov'è.
Mi fermo al semaforo rosso e mi prende un crampo alla gamba, minchia che cazzo deve ancora succedere, pedalo qualche metro solo con la destra e mi passa.
In Corso Vittorio alle 5 di sabato pomeriggio c'è il mondo, e soprattutto non ci sono i numeri civici, ma che cazzo vi costa mettere le targhette, pedalo comunque più velocemente che posso e becco gli altri 5 che lucchettano le bici fuori dal Replay store, non capisco, ma lucchetto anch'io, attraversiamo lo store col tipo della security che invece di incazzarsi ci guarda divertito, il check è dall'altro lato, ok, li ho ripresi; scoprirò dopo che avevano perso diversi minuti a girare
con bici a mano tra i pedoni cercando il checkpoint, meglio per me.
Tra il pavè e i binari di via Torino sono un po' più a mio agio, anche se mi faccio un bel numero, il prossimo check è un una microvietta già utilizzata alla Milano Violenta.
Nel frattempo si aggiungono 2 check, in uno di questi bisogna fare il famoso cambio camera d'aria, lo teniamo per ultimo visto che è vicino all'arrivo.
Proseguiamo tranquilli, io mi sono ripreso, alla Darsena c'è un botto di gente che stà cambiando la camera, in realtà basta tirarla fuori dal copertone e farsi fare una foto istantanea, parto avvantaggiato che all'anteriore ho lo sgancio rapido, ma spacco subito una leva, arrivo per la foto ed è finita la pellicola, così perdo altro tempo, rimonto il tutto, Danka e Diodo sono già sulle scale, riparto insieme a Cisco, ho la gomma praticamente a terra, non l'ho gonfiata abbastanza, perdo qualche secondo prezioso e vado da solo verso il traguardo.
Alla fine arrivo, come già detto, quattordicesimo, sono troppo contento; grazie infinite a Danka a Diodo che mi hanno portato a spasso per Milano e ai miei compagni Torinesi; per essercela presa easy senza impazzire e rischiare siamo arrivati benissimo.
Premiazione da Dodici con centinaia di birre gratis offerte da Bad Attitude, Matteo ha scelto di ritornare alle origini, quando le gare erano tra messengers, gli sponsors non c'erano e chi vinceva prendeva i soldi delle iscrizioni, quindi money al primo assoluto: Giorgio di Urban Bike Messenger, al primo out of town: Strom di Basilea (corriere pure lui) e prima fanciulla: non so come si chiama comunque è la tipa di Giorgio!
Ringraziamenti e rispetto a Matteo che dopo due inverni a fare il corriere a Milano è ufficialmente un "pro" coi fiocchi, agli sponsor, a tutti quelli che hanno partecipato ... alla bici, ai messenger e a tutti quelli che usano le bici da messenger.