lunedì, gennaio 30, 2012

Un paese di checche isteriche

E' da circa 5 mesi che a Torino c'è il sole e, calcolato che siamo in pieno inverno, non fa assolutamente freddo.
In questi 5 mesi ha piovuto per 2 giorni di seguito in una occasione e questo weekend ha nevicato, in entrambe le occasioni hanno chiuso le scuole!
Come a dire che se le condizioni meteo non sono assolutamente perfette, meglio non uscire di casa.
Questo è quello che a Torino si insegna.
E' evidente che usare la bici in città, anche quando c'è il sole, richiede un certo sforzo e spirito di adattamento, bisogna aver voglia si sudare un po', magari di prendere un pochino di freddo.
Bisogna portarsi lo zainetto, rovinarsi la pettinatura sol cappello e il casco e rischiare di rovinare il fondo dei pantaloni con la catena.
Anche chi non usa la bici quotidianamente si entusiasmiama a vedere che a Copenhagen vanno in bici anche con la neve, li prendiamo ad esempio, ma se le condizioni meteo non sono perfette qui si blocca tutto.
Meglio che i piccoli non si spostino neppure in auto e non rischino di bagnarsi.
Non dico di mandare i bimbi a scuola nella neve coi calzoncini corti, ma non sarebbe meglio spiegare alle nuove generazioni che viviamo in un mondo dove ogni tanto piove e ogni tanto c'è il sole e che la vita continua (e magari si può giocare a palle di neve all'uscita dalla scuola) invece di farli vivere in un mondo di plastica ed aria condizionata?
Come possiamo pretendere che i cittadini rifiutino volontariamente alle comodità dell'auto se il messaggio è di blocco totale delle attività in occasione di clima non favorevole?

mercoledì, gennaio 25, 2012

OT: Salathe Headwall


Mayan Smith-Gobat climbing the Salathe Headwall from Andy Bardon on Vimeo.

non so neanch'io bene perchè oggi ho voglia di mettere questo sul blog; sarà perchè è bello mettere piede in una palestra di arrampicata dove non sei mai stato e sentire qualcuno che ti chiama "Aldone"; sarà perchè ho voglia di staccare; sarà che ... boh, sicuramente a qualcuno comunque piacerà.

martedì, gennaio 24, 2012

Selle, manubri, pedali ...


Tutti quanti, quando pensiamo alla bici perfetta ci concentriamo sui pezzi più grossi: telaio, ruote, trasmissione.
Impazziamo su quale sia il telaio migliore, se questo materiale sia meglio di quell'altro, se il noto modello di marca sia meglio o peggio di uno artigianale.
Le ruote devono essere bellissime, rigide, scorrevoli ...
In realtà, a meno di non portare la bici veramente al limite, come meno del 5% dei ciclisti in circolazione è in grado di fare, sono tutte inutili paranoie.
Sarebbe molto meglio spendere tutto quel tempo e quel denaro sui punti di contatto tra la bici stessa e chi la pedala.
Perchè a gironzolare in città la differenza tra un Aerospoke, un cerchio da 40mm e uno da 20mm, si sente piuttosto poco; si sente molto di più una manopola troppo dura che ti fa male alle mani o un puntapiedi che non ti tiene il piede ben attaccato al pedale.
Se prendi un telaio performante in alluminio, che ci sia scritto Cinelli, Dodici, Leader, ci pedali uguale, ma se sbagli la lunghezza dell'attacco manubrio dopo un'oretta di bici hai la schiena a pezzi.
La bici definitiva si ottiene quanto TUTTO funziona alla perfezione, partire da un telaio ottimo è solo il punto di partenza e i particolari spesso sottovalutati possono cambiare considerevolmente il risultato finale.

martedì, gennaio 17, 2012

Portapacchi


Una cosa che mi ha colpito quando qualche mese fa sono stato ad Amburgo per lavoro è la quantità di bici con portapacchi e borse laterali stile Ortlieb da escursionismo.
Il classico zainetto sia esso da messenger oppure no, è molto comodo, ti rimane attaccato addosso quando lasci la bici in strada, ma ha il brutto difetto di non lasciare respirare la schiena che così suda in modo terrificante.
Risultato: arrivi a destinazione con la schiena pezzata sia in inverno che in estate.
Le borse fatte bene hanno dei sistemi di sgancio rapido col portapacchi per cui a destinazione le sganci e te le porti via.
Certo c'è una cosa in più da comprare, il portapacchi e anche le borse, ma per certi utilizzi potrebbe essere una buona soluzione.
Il problema è che poche bici hanno sul telaio i fori per il montaggio dei portapacchi, specie sui telai da pista e similtali, i fori, quale che sia il loro utilizzo, sono un abominio, ed è un vero peccato perchè specie su modelli non troppo estremi un portapacchi non ci starebbe così male.
Anche perchè vista l'età che inizia a farsi sentire mi sono un po' rotto di avere sempre la schiena bagnata di sudore.

mercoledì, gennaio 11, 2012

Freeride: alleycat Vs tutto il resto


Sono giunto alla conclusione che tutte le competizioni di biciclette mi fan cagare, tranne le alleycat.
In tutte le gare di bici il percorso è definito e fisso, non c'è libertà di scelta, sei in un circuito e devi pedalare come un criceto impazzito, certo c'è la strategia, il gioco di squadra e tutto quanto, ma non c'è libertà di scelta.
In una alleycat invece puoi e devi scegliere dove passare, quale strada fare, spesso la scelta dell'ordine dei checkpoint è fondamentale, non sai mai cosa ti può aspettare e quindi la decisione di cosa usare e portarsi dietro può fare la differenza.
In tutte le gare "normali" è evidente qual'è il tipo di bici vincente, tanto che tutti gli atleti hanno lo stesso tipo di mezzo, cambia solo la marca dello sponsor.
Addirittura in molti casi non è possibile per regolamento competere con qualcosa di diverso.
In un'alleycat corri con quello che vuoi ed a seconda del percorso un tipo di bici può essere avvantaggiata rispetta ad un'altra, ma il percorso non lo si conosce fino al momento della partenza per cui ...
Da qui parte l'incognita, in in una gara "normale" non può succedere nulla di strano, il percorso lo conosci e lo provi prima, sai perfettamente quanto è lungo e quanto durerà, certamente ci vuole strategia a dosare le energie, ma sai alla partenza quanto sarà lo sforzo totale, nessuno aggiungerà degli ulteriori checkpoint, nessuno inserirà a sorpresa tratti di corsa, flessioni, pesi da portare.
Mi piacciono le alleycat perchè sono come la vita reale, non sai mai cosa può capitare, devi essere pronto sempre ad ogni evenienza e devi saper fare le scelte giuste.
Sono dell'idea (e lo sono ancora di più ora che ho dei bimbi) che lo sport debba preparare ed allenare ad affrontare la vita reale, e, purtroppo, la vita reale non è dentro un circuito chiuso e privo di imprevisti.
E nel contempo nella vita reale troppo spesso troviamo ostacoli e barriere che ci impediscono di fare quello che vorremmo, perchè quindi scegliere di correre in mezzo a fettucce, ovali, barriere e percorsi obbligati anche nel tempo libero?

lunedì, gennaio 09, 2012

Bici e crisi


Sono dell'idea che l'incremento delle persone che usano la bici per spostarsi in Torino non abbia nulla a che fare con gli sforzi (pochi) dell'amministrazione comunale, ma piuttosto col folle prezzo dei parcheggi a pagamento e le telecamere nella ZTL ambientale.
Ora ci si mette pure la benzina insieme agli aumenti delle tariffe dei mezzi pubblici.
Forse è veramente arrivato il momento di prendere coscienza che la crisi c'è: ci sono meno soldi, la vita è diventata più cara e non è una questione che si risolverà in poche settimane e quindi arrivato il momento di cambiare almeno un po'il nostro modo di vivere.
Con tutto che aumenta indiscriminatamente, alla fine l'unica cosa che non costa è l'utilizzo della bici, sempre più gente inizia a fare due conti e scopre che l'auto in città costa troppo.
La bici in questi ultimi anni è diventata sempre più semplice da usare, anche se poche e male, di ciclabili se ne costruiscono, in molte città c'è il bike sharing (e con mio grande stupore funziona anche), la quantità di accessori disponibili per facilitare l'esistenza il ciclista urbano è in continuo aumento e con la fissa pedalare è anche diventato di moda.
Per molti versi siamo ancora nel medioevo della ciclabilità urbana, ma la direzione è quella giusta nonostante sia dettata più da una mera necessità di sopravvivenza urbana che non da motivazioni più elevate.

domenica, gennaio 01, 2012

6 anni di fissa

Quest'ultimo anno ho usato la bici cone mai prima d'ora ed ho avuto modo di apprezzare ancora di più come la fissa sia una bici assolutamente affidabile.
Dopo aver passato anni in cui avevo a disposizione varie bici e ne avrei volentieri comprato molte altre, negli ultimi 365 giorni ho usato praticamente solo 2 bici: al 90% la Nobrain, al 9.9% l'Xtracycle (e allo 0.1% una bici da corsa col cambio che ho messo insieme quest'estate per gioco con roba recuperata da lasciare ed usare dai suoceri).
Penso di essere giunto finalmente al punto in cui poco è abbastanza; 2 bici: una monoposto ed una cargo per ogni tipo di utilizzo cittadino.
Sono sempre più convinto che specie sulle bici essenziali sono i particolari che fanno la differenza e che spesso parti poco considerate (almeno in prima battuta) possono cambiare radicalmente il modo di usare una bici.
Pedali piccoli con le gabbiette metalliche, pedali da BMX con straps o pedali automatici con diversi tipi di scarpe possono cambiare di molto il tipo di pedalata e la comodità di utilizzo della bici.
Il cubo giallo della Ortlieb che ho come zaino è comodo per fare la spesa e fa molto messenger, ma non si può portare in un ufficio; la scelta sbagliata della giacca può farti arrivare a destinazione ghiacciato o marcio di sudore.