mercoledì, maggio 29, 2013

Al lavoro in bici: #2 - Percorsi

Google Maps è tuo amico.
Passare un po’ di tempo su Google Maps è un investimento, anche conoscendo le strade, c’è sempre qualcosa da imparare, ricordandosi che non sempre la strada più breve è la migliore.
Attualmente non esiste ancora in Italia l’opzione bicicletta sulla pianificazione percorsi, da preferirsi l’opzione a piedi su quella in auto che consente il passaggio in parchi e zone pedonali.
Quello che non si vede su Google Maps è la condizione dell’asfalto e del traffico, ma si trovano scorciatoie o passaggi che magari non si vedono facilmente, come stradine tra i campi vicine alle zone industriali.
Si può scoprire che la strada che si percorre di solito con l’auto non è la più corta, e che tagliando su un marciapiede si evita un pericoloso incrocio.
Se attraversare un parco cittadino può trasformare il viaggio verso il posto di lavoro in una simpatica scampagnata, il percorrere strade a scorrimento veloce lo fa diventare una pericolosa guerra contro il mondo.
Potrebbe essere conveniente trovare un paio di alternative al percorso classico da gestire in caso di meteo avverso o traffico particolarmente intenso.
Una volta scelta a tavolino la strada migliore, calcoliamo tempi e distanze.
In base ai chilometri ed al tempo necessario si deve aggiustare il materiale necessario, se per meno di 5 Km qualunque bici va bene e magari non si suda neanche, per 15 un mezzo serio e un cambio d’abiti è indispensabile.

Nulla vieta, se le distanze sono eccessive di cercare valide alternative: una cosa che da noi si usa poco, ma altrove è molto comune è l’accoppiata bici E mezzi pubblici, molto utili in questo caso possono risultare le bici pieghevoli.

lunedì, maggio 27, 2013

Al lavoro in bici: #1 - Pianificazione aziendale


Il primo punto da prendere in considerazione per iniziare ad andare al lavoro in bici è l’azienda in cui si lavora, ovvero: c’è un posto dove mettere la bici, dove cambiarsi, come mi devo/posso vestire, etc?
Prima di tutto: cosa me ne faccio della bici durante le ore di lavoro?
Legata ad un palo in mezzo alla strada per 8-9 ore tutti i giorni della settimana è decisamente a rischio furto, meglio cercarle un altro posto, se non è possibile portarla in ufficio (cosa piuttosto improbabile), magari si può trovarle una sistemazione in un magazzino, in un cortile interno, insomma in qualunque luogo che non sia in strada.
Attenzione alla scelta del luogo perché le prime volte la bici arriverà pulita al lavoro, ma capiterà di arrivare con il mezzo sporco e bagnato, meglio considerare l’ipotesi.
Fondamentale il vestiario: come ci si veste al lavoro?
Se è richiesta giacca e cravatta partiamo male.
In ogni caso torna comodo trovare, non solo un posto dove potersi cambiare, ma anche uno dove tenere un cambio, con un armadietto a disposizione si può, al limite portare al lavoro un po’ di indumenti puliti e cambiarsi ogni giorno senza trascinarsi il cambio nello zaino ogni santo giorno.
In caso di condizione meteo critiche avere al lavoro un cambio completo è quasi d’obbligo, mettete in conto che prima o poi arriverete bagnati fradici, quindi regolatevi di conseguenza, oltre a dove riporre i vestiti asciutti, iniziate a pensare anche a dove mettere ad asciugare quelli bagnati, e a come gestire l'agguato dell'odore "cane bagnato" conseguente a pedalata sotto la pioggia.
Last but not least: da non sottovalutare l’aspetto psicologico dall’arrivare al lavoro in bicicletta, qualcuno potrebbe prenderla “male”, considerarvi dei folli, pericolosi, etc.
Non è detto, ma mettete in conto che la cosa della bici potrebbe non piacere a capi e colleghi, ma di questo ne parliamo un’altra volta.

lunedì, maggio 20, 2013

Perché aprite negozi di bici?


Da appassionato l’apertura di un nuovo negozio di bici è comunque qualcosa di positivo, ma bisogna farlo bene, specie in un difficile periodo come questo dove le attività spesso aprono e chiudono nel giro di pochi mesi.
Dietro casa dei miei genitori hanno appena aperto un negozio di biciclette.
Io, come ho scritto più volte sono un pessimo venditore e mai aprirei un negozio mio (di bici o di qualunque altra prodotto), però un paio di cosette le so e mi spiace vedere che manchino i presupposti più basici per una florida attività.
Tanto per incominciare la “location” è abbastanza sfigata, a soli 2 km dal Decathlon, in una via laterale di scarso passaggio dove è impossibile parcheggiare, anche in doppia fila (che di per se non sarebbe un male se non fosse che il 99% di chi compra una bici fino al negozio ci va in macchina).
Da principio in vetrina c’erano un bel po’ di bici elettriche, a me le bici elettriche fan letteralmente cagare, non le capisco, ma è un mercato che può funzionare, a Stoccarda, ad esempio, in pieno centro c’è un negozio che vende solo elettriche di alta gamma.
Ma ora c’è ogni tipologia di bici: elettriche, mountain, corsa, city, bimbo e BMX.
Una cosa che ho capito è che un negozio, specie se piccolo, non può tenere ogni genere di bici, è impossibile, alla fine hai solo modelli scarsi che non vuole nessuno, una filosofia del genere la può avere un negozio gigantesco, un piccolo si deve specializzare, è l’unico modo di sopravvivere.
Un paio di giorni fa sono passato davanti al negozio, erano le 8 di sera e il tipo stava chiudendo.
Punto a favore, tornava a casa in bici, ma sulla bici ci sarebbe da discutere un pochetto.
Secondo me se hai un negozio (di qualunque cosa), devi usare i prodotti che vendi, punto; come ti vesti, quello che usi, deve essere il biglietto da visita della tua attività.
Il negozio in questione vende qualunque cosa a parte le fisse e con cosa si muove il tipo: con una fissa, una conversione su telaio corsa con pedali senza gabbiette o straps e freno anteriore (o almeno spero che sia fissa, una single col solo freno davanti non è una gran cosa).
Una bici che di per se non ha nulla di male, un po’ arraffazzonata, si direbbe il primo tentativo di fissaggio di uno che non ha mai messo le mani su una bici, non il massimo come biglietto da visita.
Ma quello che mi ha spinto a scrivere questo posto polemico, è stata la tensione della catena, talmente molle da rischiare di cadere.
Uscendo, visto che guardavo la vetrina il tipo mi saluta e a me è venuto bene di dire che sarebbe stato necessario tirarla un po’ quella catena, la risposta: “hai ragione, è che non ho tempo”.
SCUSA? Hai un negozio di bici, appena aperto, che verosimilmente fa un po’ fatica a decollare e non hai 3 minuti per tirare la catena alla tua bici?
Posso capire che il meccanico di un negozio avviato non abbia il tempo per revisionare la forcella ammortizzata o per cambiare completamente la trasmissione alla sua bici, ma cazzo, qui si tratta di tirare una catena!
Io capisco che un appassionato di bici, ogni appassionato di bici, prima o poi pensi più o meno seriamente ad aprire il suo bel negozietto, ma un conto è l’idea di farlo, diverso è farlo per davvero.
Per aprire un negozio di biciclette, non basta avere la passione per pedalare (anzi pedalare forte non è assolutamente indispensabile), ma bisogna essere bravi meccanici, bravi venditori, un po’ psicologi per capire i clienti, un po’ analisti per capire il mercato, molto tecnici per conoscere i prodotti, etc.
Aprire una attività oggi costa una fracassata di soldi e farlo male significa, quei soldi, buttarli dalla finestra, il che è stupido.

lunedì, maggio 13, 2013

Utility Longboarding


Sabato mi sono fatto una quindicina di chilometri in longboard per giro Torino.
L’idea di usare un long al posto della bici ha il suo senso, ma potendo scegliere il mezzo a 2 ruote è vincente praticamente sempre; solo che, per tutta una serie di motivi legate alle dimensioni per il trasporto del mezzo, non potevo usare la bicicletta.
Con una bici sei più veloce, puoi andare su qualunque tipo di superficie senza problemi, stai in strada con le auto, sulle ciclabile e (in emergenza) anche sul marciapiede.
Con il long vai solo su asfalto e superfici lisce, altrimenti impazzisci, in salita è quasi peggio che a piedi e in discesa devi essere piuttosto bravo a gestire la frenata, in strada non ci vai perché sei troppo lento e devi litigare coi pedoni sui marciapiedi.
Paragonato alla bici il long è vincente solo su un punto, essendo più piccolo te lo porti dove vuoi senza problemi: dal ristorante, all’autobus, in valigia (ok solo quelli mini) e non lo devi far dormire attaccato ad un palo.
Se invece lo paragoni ai piedi, il long è vincente su tutto (tranne un particolare: devi essere capace ad usarlo).
Quello che mi preme è che il long, come la bici, DEVE essere visto ed usato come un normale mezzo di trasporto e non solo come un attrezzo sportivo.
Se oggi in Italia si vendono più bici che auto NON è perché abbiamo il Giro d’Italia, ma perché la gente ha iniziato ad usarle per spostarsi quotidianamente in città.
E’ ovvio che per il mercato è meglio vendere bici “da gara” da migliaia di euro agli appassionati, ci si guadagnano molti di più soldi, ma limitandosi sul a quel target se ne venderanno sempre poche.
Spiegare che qualcosa può (anche) essere usata quotidianamente per i normali spostamenti non può far altro che ampliare il mercato (aprite gli occhi operatori del settore) e dare maggiori opzioni e possibilità a chi (tutti noi) si sposta in città.
Poi, calcolato la attuale crisi, c’è, e ci sarà, sempre meno gente, disposta a spendere per un giocattolo sportivo e sempre di più, pronta ad investire in mezzi che, usati bene, permetteranno di risparmiare tempo e denaro nell’immediato futuro.