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mercoledì, febbraio 06, 2013

Nalgene


Mi è spesso capitato di vedere americani in giro per il mondo sempre con queste bottiglie dietro, per molto tempo ho pensato fosse piuttosto inutile, persino stupido, comprare una bottiglia di plastica, molto meglio comprare l’acqua già imbottigliata e gettare il contenitore dopo l’uso; decisamente più semplice.
Da qualche tempo in famiglia abbiamo smesso di comprare acqua in bottiglia e si è quindi venuta a creare l’esigenza di trovare contenitori adatti: resistenti, facili da pulire e che non trattenessero gli odori, impresa decisamente non semplice.
Così durante una trasferta lavorativa in Germania ho finalmente comprato una Nalgene, visto che in Italia non si trovano facilmente, mentre tutti i negozi di articoli sportivi a Stoccarda le hanno.
Ammetto che ho fatto fatica a spendere una decina di euro per una “banale” bottiglia di plastica, ma volevo provare se e quanto una Nalgene fosse meglio del resto.
Devo dire che effettivamente merita la spesa, dopo qualche mese praticamente senza lavarla, giusto una sciacquata prima di riempirla, non ha preso alcun odore anche riempiendola con liquidi diversi, oltretutto l’apertura gigantesca facilita la pulizia e l’asciugatura.
Certo esistono molte altre alternativa più economiche tipo le classiche borracce da bici che si possono trovare anche aggratis, ma fanno schifo, l’acqua sa di plastica e perdono, per cui se provate a metterle in uno zaino o in una borsa ve lo allagano.
La bottiglia Nalgene da un litro (1000 ml/32 oz) è grossa e cicciona, specie rispetto alle bottigliette usa e getta da mezzo litro, ma con le mie manone mi ci trovo benissimo e anche i miei bimbi non hanno alcuna difficoltà ad usarla.
Dal momento che servono 2 mani per aprirla non è certo la soluzione migliore per bere mentre si va in bici o si corre, ma da usare normalmente e da portarsi dietro per scuola/ufficio/palestra è perfetta.
Usare contenitori riutilizzabili invece di quelli usa e getta, e mi riferisco in particolare a bottiglie e sacchetti della spesa, è un passo importante per salvaguardare il pianeta, ma anche, molto più banalmente il proprio portafoglio, dal momento che spendere una volta 10 euro e portarsi dietro una comoda e indistruttibile Nalgene riempita da casa è dannatamente più economico che spendere continuamente 1 euro per comprare le bottigliette da mezzo litro quando si ha sete.

mercoledì, maggio 23, 2012

Chrome Hip Pouch

Qualche tempo fa ho comprato questa simpatica borsina della Chrome, in pratica è un marsupio da attaccare alla cintura dei pantaloni per tenere tutti gli attrezzi ed eventualmente infilare anche un lucchetto ad U.
Il Pouch è molto pratico, tiene tutto quello che serve per le riparazioni di emergenza a patto di trovare una minipompa abbastanza piccola.
Nel portalucchetto trova facilemente alloggio il classico Kryptonite Mini, ma anche il più grande Kryptolok di dimensioni standard anche se onestamente nessuna delle 2 soluzioni mi entusiasma.
Un lucchetto di dimensioni normali tenuto sull'anca si può agganciare alla sella nei momenti meno opportuni ed in ogni caso la borsa con tutti gli attrezzi E il lucchetto, anche mini, diventa piuttosto pesante, personalmente preferisco tenere l'hip pouch da un lato e il lock dall'altro per equilibrare il peso.
La cosa più interessante di questo sistema è sapere di avere tutto il necessario insieme, poi a seconda dei casi si può mettere il pouch alla cintura o semplicemente buttarlo in borsa, come mi capita di fare piuttosto spesso.
Ma non è più semplice (ed economico) mettere comunque tutti gli attrezzi in borsa? Si, ma spesso può capitare di non volere uscire portandosi dietro il borsone che comuque è grosso, ingombrante e fa sudare, e il buon Murphy insegna che la camera si forerà proprio quella volta in cui non ci siamo portati dietro il kit di sopravvivenza.
Il Chrome Hip Pouch non è piccolissimo, ma è comodo specie se accoppiato ad una cintura dei pantaloni piuttosto larga, è "stagno" come tutta la roba Chrome e fa molto "real bike messenger".
Sul mercato esistono diverse tasche di questo tipo, il consiglio è di non prenderle troppo piccole, il rischio è non riuscire a farci stare dentro tutti gli attrezzi, in particolare la minipompa (le bombolette di CO2 non mi piacciono per niente).

lunedì, aprile 23, 2012

The North Face Messenger Bag

Inizio col dire che io questa borsa non la volevo comprare, per quanto adori il materiale della North Face (ho 2 zaini da montagna e almeno una decina di capi di abbigliamento) ero dell'idea che, per una messenger bag, bisognasse rivolgersi ad una azienda abituata a lavorare coi bike messenger e non con gli alpinisti.
Da qualche tempo avevo la necessità di una tracolla che si potesse portare in ufficio senza sembrare un corriere in bicicletta, quindi un oggetto di colore, dimensione e forme "normali".
Ero sul punto di comprare una Mission Workshop, poi quasi per caso sono passato all'Outlet della North Face a Vicolungo dove l'ultima settimana di febbraio facevano sconti dell'80% sul prezzo outlet; morale la suddetta borsa che di listino costa 95 euro, l'ho pagata 6!
Forse non sarà la migliore messenger bag del mondo, ma per meno di 10 euro posso accettare qualche compromesso.
Devo dire che la borsa è fatta bene, è bella, materiali ottimi, è molto "da ufficio", con una grossa tasca porta laptop (purtroppo non imbottita) e taschine per penne etc, ci sono anche 2 tasche perfette per portare un Kriptonite Mini U lock e gli attrezzi per la bici.
Usata come tracolla normale (lasciando a casa la bici) è perfetta, pedalando, non è niente male e si muove veramente poco, decisamente meglio della mia prima Timbuk2 che si girava continuamente.
La tracolla si può usare sia sulla spalla destra che sinistra, cosa piuttosto comoda dal momento che pur essendo destro preferisco portare la borsa sulla spalla destra; occhio che la cinghietta di stabilizzazione dove è messa, ovvero sul fondo della borsa non serve a nulla, bisogna smontarla e riposizionarla sullo spallaccio principale.
Per la taglia ho preso una large e sono felice della scelta, alla fine una borsa un po' abbondante conviene sempre per portarsi una maglietta ed una camicia di ricambio per non rimanere sudaticcio tutto il giorno e un po' di spazio in più fa comodo, anche perchè le cinghie di chiusura sono piuttosto corte e la borsa se stracarica diventa scomoda, decisamente questa North Face non è la sacca ideale per andare a fare la spesa grossa.
In un mondo dove ormai tutte le tracolle sono spacciate "da messenger" la North Face se la cava piuttosto bene, se la dovete usare per fare il corriere in bicicletta cercate altrove, ma se volete la tracolla perfetta per andare al lavoro in ufficio è fantastica.

lunedì, febbraio 14, 2011

Scarpe DZR GMT-8


La prima cosa che mi ha colpito è che esteticamente le GMT-8 potrebbero tranquillamente stare nello scaffale di uno skate shop insieme alle Vans Old Skool, Converse All Stars e a tutte le altre, e nessuno capirebbe che sono da bici e non delle normali sneakers.
La suola è morbida e comoda, camminando con qualunque altra scarpa SPD compatibile, anche le meno racers e più comode da trekking, la sensazione è veramente pessima, suola rigida di gomma dura con rumore metallico ogni volta che la tacchetta esposta tocca terra; in queste condizioni camminare per più di una decina di metri è veramente una merda e in più si rischia di rovinare tacchetta e pavimento.
Le DZR invece hanno una bella suola vulcanizzata color biscotto stile waffle della Vans; abbastanza rigida nella parte anteriore e più flessibile sul tallone.
Per montare le tacchette bisogna tagliare via la parte della suola sagomata, mi chiedo perchè non sia già eliminata in fabbrica, ma comunque si tratta di un lavoro di un paio di minuti con la lama giusta.
Le tacchetta dei Time Atac sono completamente inglobate nella suola e camminando non toccano il suolo, non fanno rumore e non si rovinano, la mia preoccupazione è che poste così all'interno della sede, fossero difficili da agganciare al pedale, ma nella realtà non è così, la difficoltà se c'è, è veramente minima.
I lacci sono un po' troppo lunghi e rischiano di incastrarsi tra catena e corona, meglio infilarli sotto al piccolo elastico a metà dell'allacciatura.
Pedalando le DZR rispondono molto bene, la pedalata è potente, certamente un po' flettono (non sono delle scarpe da corsa con rigidissima suola in carbonio), ma meno della classica accoppiata calzatura da ginnastica e pedali standard, si agganciano agli automatici più rapidamente che infilare i piedi in straps o gabbiette, ma soprattutto, e ripeto soprattutto, tolto il sedere dalla sella e parcheggiata la bici ci si dimentica di avere le tacchette sotto ai piedi, tanto da riuscire a fare senza difficoltà anche un paio di piani di scale di corsa.
Questa è la terza volta che metto i pedali automatici sulla mia fissa, la prima li ho tolti perchè ero preso coi tricks, la seconda perchè le scarpe che usavo erano troppo scomode per camminare, ora con le DZR non vedo alcun motivo per cui dovrei tornare alle gabbiette.
Le DZR GMT-8 costano 85 euro, tutto calcolato sono veramente economiche; le trovate dal distributore italiano Maximiglio: http://www.maximiglio.com/

lunedì, febbraio 22, 2010

Polipo Fast Straps


Qualche tempo fa sono comparse delle straps molto intelligenti, le Hold Fast rispetto a quello che c'era sul mercato decisamente su un altro livello, finalmente un prodotto serio.
Chiaro che quando qualcosa segna uno standard molti inizino a fare prodotti similari, uno di questi è la strap di Polipo.
Ho montato le Polipo Fast Straps su dei pedali Odyssey nuovi smontati dalla bici, non è difficile, ma delle istruzioni sono utili, dalla foto sul blog di Polipo si capisce un po', ma non tutto, per cui sono andato sul sito di Hold Fast dove ho trovato istruzioni dettagliatissime.
Devo essere onesto, il primo impatto non è stato eccezionale, le straps, nuove e un po' troppo tirate impediscono che il pedale giri liberamente sul proprio asse ed è difficile ruotarlo per entrare, oltretutto li ho montati troppo avanzati e ci sto scomodissimo, un disastro.
Il vantaggio di queste straps è che, se regolate correttamente non permettono al pieda di finire troppo avanti cul pedale, io mi sono intestardito a montarle inclinate, invece vanno dritte, è infatti, il disegno della strap che fa tutto il lavoro.
Dopo aver sistemato (finalmente) tutto quanto devo dire che queste straps sono una potenza, e non è difficile entrare anche con scarpe voluminose (Vans da skate numero 45), il vantaggio principale è che lo strap è molto grosso e molto rigido, skiddo molto più facilmente con entrambe i piedi avanzati,la scarpa è decisamente solidale col pedale, persin meglio degli ATAC automatici, drammaticamente superiore alla combinazione gabbie più cinghietti, specie quelli sintetici.
Cosa positivissima, è assolutamente impossibile che queste straps si possano rompere improvvisamentre, come può avvenire coi cinghietti, c'è veramente tanto materiale e i velcro sono enormi e soprattutto non si possono piegare le gabbie in metallo se ci mettete il piede malamente sopra schiacciandole.
Nota: le staps che ho io solo la seconda versione, da pochi giorni ne esiste una terza, riveduta e corretta, sulle mie, come ho scritto, tirando al massimo i cinghietti sotto al pedale si rischia di frenare l'asse dello stesso, ho segnalato a Luca il problema e quelli nuovi hanno una "V" per permettere al pedale di girare libero.
http://polipobag.blogspot.com/

martedì, novembre 17, 2009

Fibre Flare


Quando ho visto per la prima volta il video pubblicitario della Fibre Flare, mi sono detto: la devo avere.
Da quando l'ho montata praticamente tutti quelli che hanno visto la luce sulla mia bici se ne sono innamorati e hanno chiesto informazioni, di tutto quello che ho usato fino ad ora neppure il Vigorelli aveva suscitato tanto interesse.
La Fibre Flare fa veramente tanta luce, è alimentata da 2 batterie AAA, ha 2 modalità, luce fissa e intermittenti e si fissa comodamente al telaio con 2 cinghietti elastici.
Ce ne sono 2 modelli, uno lungo da mettere dietro, con luce solo di colore rosso e uno corto da mettere sul tubo diagonale in tamarrissimo stile "Fast and Furious" disponibile in verde, blu e giallo.
Stranamente non esiste un modello bianco da mettere anteriormente.
Il sito ufficiale è http://fibreflare.com/, mentre l'importatore italiano è http://www.areab.it/
Per un serio ciclista urbano, fissato e non, una buona luce è fondamentale e la Fibre Flare è la migliore luce posteriore che io abbia visto fino ad ora.

lunedì, luglio 13, 2009

Messenger Bags


Spesso capita di dover trasportare delle cose in bici, a volte è più comodo evitare di montare portapacchi e cestini vari sul telaio e usare una borsa a tracolla o uno zainetto.
Piuttosto diffusa per l'utilizzo ciclistico è la borsa da messenger a tracolla anche se esistono modelli specifici per corrieri anche a zaino con 2 spallacci.
Qual'è il sistema più comodo?
Da poco avvicinatomi alla fissa volevo una tracolla da messenger, il modello più facile da reperire in Italia (nonchè l'unico qualche anno fa) era la Timbuk2.
Io sono sempre stato un po' maniaco su borse e zaini e la Timbuk2 mi ha subito lasciato un po' perplesso; bellissima all'interno con poche, ma utili tasche era in realtà piuttosto scomoda sulla schiena durante la pedalate, anche stringendo a morte le cinghie si muoveva sempre scivolando in basso e in avanti.
Inoltre lo spallaccio è poco imbottito, anche lo strap in opzione è veramente leggero e quando la borsa è veramente pesante la spalla inizia a lamentarsi.
Il vantaggio primario di una tracolla è che si può accedere al suo interno senza togliersi da borsa come si è invece obbligati con uno zaino, per un bike messenger che fa più consegne al giorno è una opzione utilissima, ma per un normale ciclista risulta abbastanza inutile.
Una borsa capiente a me personalmente serve per fare spesa o simili, ovvero partenza da casa, arrivo in negozio o equivalente, riempimento alla massima capienza della borsa e ritorno veloce in sede, per cui la mie bellissima Timbuk2 non andava bene.
Quindi ho preso uno zaino della Ortlieb, decisamente più comodo anche se, diciamolo, la messenger bag meno di tendenza sul mercato mondiale.
Lo zaino è dannatamente più comodo della tracolla, specie quando caricato con cose pesanti e rigide (la parte a contatto con la schiena della Timbuk2 è morbida mentre lo schienale dell'Ortlieb è rigido quindi se mettete una scatola quadrata di metallo vi distruggete con la prima e viaggiate tranquilli col secondo).
L'Ortlieb ha 2 grossi problemi: non ha tasche internamente e non ha fettucce, velcri etc all'esterno.
Il primo problema ho imparato a risolverlo legando chiavi etc. agli elastici dello schienale, il secondo è irrisolvibile.
Spesso capita di dover trasportare oggetti "fuori misura" come uno scatolone o una ruota di bici, nessun problema a legare ai vari cinghetti della Timbuk2 la roba, dramma con l'Ortlieb, se il materiale non stà nello zaino anche lasciandolo aperto non c'è verso di trasportarlo a meno di arrangiarsi con cordini e elastici vari.
Attualmente la borsa che mi capita di usare più spesso sulla fissa è il Dakine Heli Pro, uno zainetto compatto da snowboard che ho ormai da quasi 10 anni, il volume interno è perfetto per portarci attrezzi e poco altro, le cinghie esterne per trasporto di tavole e sci sono ideali per qualunque cosa (il portasci è ottimo per le mazze da polo).
Se dovessi scegliere una borsa oggi probabilmente prenderei la Bagaboo Workhorse, una delle poche messenger bag a tracolla cn l'opzione del secondo spallaccio per quando il peso è troppo per una sola spalla.

martedì, aprile 14, 2009

Cinelli Unicanitor


Il vintage è la nuova moda nelle biciclette, gran ritorno dell'acciaio su tutti i modelli, non solo a ruota fissa, e di tutto ciò che è vecchio, Cinelli nel catalogo 2009 presenta la riedizione della sella Unicanitor nata nel lontano 1962, una vera innovazione per l'epoca, la prima sella con scafo in plastica.
Il primo naturale pensiero è: "una sella in plastica sarà durissima e scomoda".
In assoluto, dire che una sella rigida è automaticamente scomoda è una clamorosa stupidata, una sella è comoda se il culo e le relative parti basse si appoggiano a dovere sopra, questo significa che se la forma è giusta, non importa quanto sia rigida sarà comoda; mentre se è sbagliata, può anche essere imbottita come un divano, alla lunga sarà scomodissima.
A me le selle rigide piacciono, per la cronaca la mia sella preferita è la Selle Italia SLR 135gr, l'ho avuto aggratis da un amico ciclista, un suo cliente l'ha cambiata perchè era troppo dura e gliel'ha lasciata in negozio.
Tornando alla Unicanitor, in effetti è rigida specie dove si appoggian le chiappe, mentre al centro è un po' più morbida, così non si schiacciano le parti intime.
Nel complesso la sella è più comoda di quello che si potrebbe pensare a prima vista, quello che non mi fa impazzire è che la trovo un po' troppo larga al centro, è un pelo più larga della Turbo di Selle Italia, considerata universalmente una delle selle migliori al mondo, e pedalando trovo la cosa un po' fastidiosa.
Bisogna trovare la sella con la forma che si adatti meglio al proprio culo e parti basse annesse e putroppo l'unica è provarla, non ci sono formuile magiche per trovarla al primo colpo.
Va detto che la notevole larghezza risulta vantaggiosa per stringere la sella per manovre tipo barspin.
La plastica con cui è fatta l'Unicanitor non sarà esteticamente piacevole cone il cuoio, ma non si rovina con l'uso, se cade non si spela e se la prendete bianca (e quindi si sporca come tutte le selle chiarissime) la si può lavare facilmente anche con prodotti aggressivi come il Cif, per farla tornare perfetta.

martedì, luglio 22, 2008

Cinelli Bootleg Mystic Rats


Cinelli è senza dubbio l'azienda italiana più attenta al mondo della fissa, nel suo catalogo ci sono ben 3 modelli da pista, il Vigorelli, il Supercorsa Pista e il Bootleg Mystic Rats, quest'ultimo disponibile sia come telaio che come bici completa.
Sinceramente quando è uscito il Vigorelli, mi sono chiesto cosa aspettasse Cinelli a produrre una bici completa, anchè perchè all'epoca (2 anni fa) era difficilissimo riuscire a trovare i pezzi per montare una fissa; una prodotto con connotazione urbana, magari inserito nelle linea Bootleg cittadina, sarebbe stato perfetto e, anche se con un certo ritardo, alla fine l'ha fatta.
Molte le similitudini tra il telaio del Mystic e quello del Vigorelli, stessi i materiali (alluminio con forcella in carbonio) e le ottime geometrie, la differenza principale è che sul Mystic per tenere il prezzo più basso i tubi sono più semplici, non idroformati e di alluminio meno pregiato.
Il montaggio è abbastanza classico per le bici di serie, con mozzo flip-flop fisso e a ruota libera entrambe da 16 denti, le ruote sono delle Miche Xpress in serie speciale Cinelli con i mozzi anodizzati rossi, che da sole costano sui 250 euro, Miche anche la guarnitura, che è una doppia da strada riadattata come la Sugino RD Messenger, con paracorona e corona a 42 denti.
Il manubrio è un Cinelli da pista in acciaio veramente bello di diametro oversize con leve da ciclocross e la sella è una San Marco Concor borchiata di sapore molto vintage.
La bici completa è ... una bici completa con tutto quello che ne consegue, devo essere onesto, ormai solo le bici molto particolari riescono ad entusiasmarmi, però devo dire che è stato fatto un buon lavoro e chi non ha esigenze strane e particolari e cerca un primo approccio con la fissa sarà più che soddisfatto.
La cosa più bella è il telaio, molto leggero, che ha veramente poco da invidiare al fratello maggiore Vigorelli, tanto che il solo telaio del Mystic è un'ottima soluzione per chi non vuole il prodotto preconfezionato, ma preferisce montarsi la bici pezzo per pezzo.
I vari componenti sono belli solidi, a partire dalla trasmissione (ruote e guarnitura) Miche, decisamente superiore a molti prodotti generici taiwanesi montati su altri modelli, fantastico anche il manubrio in acciaio da pista con le leve freno piccoline da ciclocross, al colore del nastro bisogna farci un po' l'occhio che è bello particolare, alla peggio cambiarlo è un attimo :-).
L'unica cosa che veramente non mi piace, essendo un purista, è l'opzione fisso/libero sul mozzo che però è ricercata da molti nuovi appassionati che temono il fisso ritenendolo un po' troppo pericoloso, d'altra parte basta smontare la ruota libera e non usarla e il problema è presto risolto.
Devo dire che, come non spesso succede con le bici complete, nessun componente è di seconda scelta, ma tutti validissimi, ovviamente una guarnitura Miche Pista ci sarebbe stata bene sopra, ma avrebbe anche fatto lievitare il prezzo.
Approposito di costi, quello della Mystic non è bassissimo se paragonato ad una conversione partendo da una bici usata, ma sul nuovo è difficile trovare a meno e bisogna calcolare che gironzolando un po' facilmente si troverà un negoziante disposto a fare un po' di sconto sul listino (su ebay c'è l'inserzione di un negozio che la vende "compralo subito" a 650 euro se trovate un'offerta migliore siete bravi).
AGGIORNAMENTO: la versione 2009 del Mystic monta componentistica Sugino/Formula al posto di Miche e sella Cinelli Unicanitor invece della San Marco Regal, queste modifiche, che nulla tolgono al valore del prodotto finale, comportano una interessante riduzione del prezzo di listino che è stato portato da 795 a "soli" 715 euro!

giovedì, giugno 19, 2008

Manubrio Deda Pista


Deda ha nel proprio catalogo 2 manubri da pista, il Pista nero in alluminio e il Velocità cromato in acciaio, il primo esiste solo oversize da 31.7mm, il secondo sia oversize che in misura standard da 26mm.
Le dimebnsioni dei due manubri sono esattamente le stesse, li differenzia il materiale, rispetto al Velocità il Pista in alluminio è meno rigido e pesa molto di meno.
La prima volta che ho visto un manubrio Deda da pista mi hanno colpito le dimensioni, è enorme, la presa bassa è molto più bassa rispetto ad un normale manubrio da corsa o altri modelli da pista e permette (o obbliga a seconda dei gusti) ad una posizione molto, molto bassa e areodinamica.
Molto spesso un manubrio da pista viene usato su una fissa cittadina primariamente per ragioni estetiche e si finisce per usare sempre e solo la parte alta orizzontale, secondo me è sbagliato, allora tanto vale mettere un manubrio diverso, è vero la presa bassa è un po' limitante nel traffico specie in termini di visuale, ma quando c'è da spingere di cattiveria sui pedali è imbattibile.
Ho scelto il Pista perchè ritengo il Velocità troppo pesante e volevo un manubrio nero (per lo più sono tutti cromati o comunque color metallo naturale).
Alla prova dei fatti il Pista flette veramente pochissimo, praticamente nulla, in presa alta è piuttosto comodo, la parte centrale oversize è apprezzata dalle mie manone, anche se è più piccola dell'ala del Crononero.
In presa bassa ... beh, si può solo pestare come dei dannati sui pedali, il fatto di essere così bassi e compatti sulla bici fa venir fuori tutta l'energia possibile dalla pedalata.
L'utilizzo pratico conferma quello che era stata la mia prima impressione, il Pista è fatto per andare forte, senza compromessi.
Tanto per paragone, se il Crononero è un manubrio che permette in presa avanzata una comoda postura areodinamica che invita alla velocità, il Pista obbliga a dare il massimo, ora resta solo da provarlo davvero nel suo "ambiente naturale" ovvero il velodromo.

giovedì, aprile 03, 2008

Specialized Langster


C'è un certo intersse su questa bici, principalmente perchè è prodotta da uno dei principali e più conosciuti marchi al mondo (quindi si trova facilmente), secondo perchè ha un ottimo rapporto qualità-prezzo se si pensa che si riesce a comprare a cifre intorno ai 550 euro, terzo perchè è molto appariscente dal momento che in Italia sono distribuiti i soli modelli New York e London.
Premetto che la bici l'ho solo vista in vetrina e non ho avuto modo di provarla.
La bici è montata piuttosto bene: telaio in alluminio con forca in carbonio, mozzi flip-flop Formula, guarnitura Sugino RD Messenger, manubrio da pista con leve da CX sulla London e flat bar da MTB sulla New York, nulla di eccezionale ma i componenti sono validi, le grafiche sono un po' "impegnative", comunque a me piacciono.
Quello che NON mi piace e di cui, sinceramente, non riesco a capacitarmi è la geometria del telaio.
Mi torna comodo parlare della taglia 58 che alla prima occhiata ha le stesse dimensioni della mia Vigorelli.
Vediamo un po' gli angoli: Specy ha 73° mentre la Cinelli 73° e 73.5°, come già detto si potrebbero usare un pelo più verticali, ma in città vanno benissimo; rake forcella (ovvero di quanto è inclinata la forca verso l'avanti): 43mm (!) per la Langster contro 35mm della Vigo, questi sono veramente troppi, con un rake così è una forca da strada e non da pista; ma il dato più preoccupante è il drop del movimento centrale (ovvero quanto il movimento è più basso rispetto all'asse delle ruote): ben 67.5mm (addirittura 71.5 nelle taglie piccole) contro un 60mm sul Vigorelli.
Con una bici a ruota fissa il problema principale è il rischio di toccare coi pedali in curva, per questo i movimenti devono essere alti e le pedivelle corte, qui abbiamo un telaio con un movimento più basso di circa un centimetro rispetto alle quote normali di una bici da pista, oltretutto accoppiato a pedivelle relativamente lunghe (170mm sulle taglie piccole, 172.5 su quelle grandi).
Anche quardando altri particolari come il carro lungo 41cm e la lunghezza totale della bici (10cm più lunga della Vigorelli) si ha l'impressione che i progettisti Specialized abbiano disegnato una bici pensata innanzitutto singlespeed con ruota libera partendo dalle quote di un telaio da corsa su strada e poi, incidentalmente, visto che è di moda, ci abbiano messo un mozzo flip-flop fixed-free per farla fissa.
In questo modo tutti i vantaggi di un telaio da pista, pensato fisso, rispetto ad una conversione, costruita partendo da un vecchio telaio da corsa, viene quindi a perdersi, visto che il Langster che viene venduto come bici completa è un telaio da strada, solo coi forcellini orizzontali da pista, al contrario del Langster S-works (questo veramente da pista) che viene venduto solo come telaio e ha geometria completamente diversa (oltre a costare anche molto di più).
Dal momento che di Langster se ne stanno vendendo sarei curioso di sapere se qualcuno di voi che leggete ne ha uno e cosa ne pensa.

mercoledì, marzo 12, 2008

Deda Crono Nero


Ho difficoltà a parlavi di questo manubrio perchè non so come esprimere quanto mi sia innamorato del Crono Nero.
Quando ho iniziato a guardare le fisse anni fà, mi ha subito colpito il manubrio a corna di bue o bullhorn, me ne sono fatto uno tagliando e girando una vecchia piega da strada Cinelli e mi sono trovato malissimo, ho preso un Nitto RB018, ma non l'ho mai montato (è ancora imballato nella sua scatola, qualcono lo vuole comprare?), poichè ho deciso che il bullhorn non faceva al caso mio.

Poi ho avuto tra le mani il Crono Nero, l'orizzontale è piatto a profilo alare, particolare che in altri manubri provati in precedenza non mi aveva entusiasmato e le "corna" sembrano rivolte un po' troppo verso il basso, sento già qualcuno di voi che stà dicendo: ma non hai detto che ti piace? Aspettate che ci arrivo ...
Comunque l'ho nastrato e montato sul Vigorelli e la prima impressione è stata: beh, non è così male, pensavo peggio.
L'attacco da 120mm montato era un po' troppo lungo e basso e non riuscivo ad impugnare bene le corna mentre l'orizzontale piatto è stato subito perfetto e molto comodo per le mie grosse manone.
Ho montato un attacco più corto e più alto, rivisto l'inclinazione e ... cazzo questo manubrio è perfetto!
L'orizzontale, per quanto non sia stato nastrato è comodo, ma molto comodo e il palmo delle mani si appoggia veramente bene sull'alluminio piatto; le corna che puntano verso il basso sono uno spettacolo quando si tratta di spingere in piedi sui pedali, poichè l'inclinazione porta il corpo molto avanti, tutto sulla ruota anteriore, in una posizione estremamente aggressiva e potente, il profilo alare irrobustisce e rende super rigido il manubrio.
Nei lunghi rettilinei ci si allunga abbastanza bene sulla bici.
Ai semafori le mani scivolano dall'orizzontale alle corna per facilitare prima il surplace (con la posteriore "scaricata" è più semplice) e poi lo scatto felino appena la strada è libera.In queste condizioni il manubrio (accoppiato all'ottimo attacco Deda Newton) non si muove e non flette, complice i materiali, la forma e le dimensioni oversize e la differenza con un manubrio "chop 'n' flip" è drammatica.
L'unico problema è che il Crono Nero mi piace talmente tanto che non ho nessuna voglia di smontarlo dalla bici per sostituirlo col Deda Pista che sta prendendo polvere in garage :-)
Nota: la foto risale al primo montaggio, appena possibile la sostituisco.

giovedì, gennaio 03, 2008

Aerospoke


Dalla prima volta che ho visto una ruota a razze su una fissa ma ne sono innamorato, a forza di vedere foto in rete era da un po' di tempo che pensavo di mettere una ruota Aerospoke all'anteriore, ma non sono distribuite in Europa e farla arrivare dagli USA era troppo costoso, per fortuna, così come l'anno scorso, Gina di King Kog è venuta da New York fino a Milano per il Bycicle Film Festival e così le ho chiesto di portarmene una.
Ero molto dubbioso se fare l'acquisto oppure no, sui vari forum si leggono commenti negativi sull'Aerospoke, specie da chi non ce l'ha e la boccia a priori come semplice "fenomeno di moda"; la ruota è pesante, flessibile, e fondamentalmente inutile in città.
Sulla pesantezza può risultare anche comoda nel momento in cui si gioca a skiddare, la ruota è pesante, l'inerzia è maggiore e le sgommate vengono più lunghe, ma in strada specie se non si usano i freni può rivelarsi uno svantaggio non da poco.
Sulla flessibilità della ruota è molto relativo, usavo una rigidissima ruota con raggiatura radiale all'anteriore e mi trovavo piuttosto bene, quanto la ruota sarebbe stata "gommosa" e meno rapida non potevo saperlo.
In mano la Aerospoke è un po' plasticosa, ma montata sulla bici fa la sua "porca figura"; per testare come si deve la ruota che, ricordiamo, è nata per lunghi rettilinei a velocità costante, niente di meglio di una pedalata in centro tra pavè e rotaie del tram.
Stupore, dai primi cubetti di porfido si sente subito che la ruota è un carro armato; non so se è perche è pesante e quindi l'inerzia la aiuta nel superare gli ostacoli, perchè flette rispetto alla radiale che usavo prima, perchè la forcella in carbonio del telaio lavora veramente bene, ma le rotaie non si sentono più almeno davanti.
Ormai quasi mi diverto a buttare la ruota anteriore nello sconnesso, la bici gira bene, svantaggi sinceramente non ne vedo a meno di essere maniaci dei componenti leggeri, nello stretto e nei cambi veloci non è più lenta di altre ruote; non metterei una Aerospoke al posteriore semplicemente perchè con quel peso sgommare diventa troppo impegnativo, ma all'anteriore è una vera bomba.

giovedì, dicembre 13, 2007

Luci Knog Frog


Le luci di notte sono fondamentali, in bici in città l'importante non è tanto illuminare, quanto per farsi vedere dagli automobilisti.
Pedalando in città e si ha la sensazione di non avere la necessità di lampadine di vario genere, ma bisogna tener presente che per un automobilista, accecato dalle luci del cruscotto e attraverso il parabrezza sempre un po' sporco, vedere una bicicletta senza luci di notte è difficilissimo.
Per questo utilizzo i sistemi a LED sono perfetti, consumano poco e brillano come si deve.
Fino ad ora trovare delle lucine piccole, semplici e leggere pensate per il ciclista urbano, che non fossero il solito prodotto plasticoso e fragile stile supermercato, era veramente difficile.
Knog è una ditta australiana che ha creato il classico prodotto che quando lo vedi pensi: "che cosa ci voleva a farlo prima?"; le Frog sono: belle, semplici, funzionali, leggere e resistenti all'acqua.
Si fissano direttamente sulla bici senza supporti intermedi più o meno permanenti, questo significa che le potete spostare da una bici all'altra smontandole in un attimo e non rimangono supporti "monchi" sul telaio.
Un solo interruttore a pressione ben protetto sotto il corpo di silicone (acceso, lampeggiante, spento), sembra un particolare banale, ma rispetto ad un cursore a più posizioni, aperto alle intemperie, come spesso mi è capitato di vedere su altre luci è un bel passo avanti.
La Knog Frog è come dovrebbe essere una bici fissa, poca roba, ma fatta veramente bene.
E per tutti i "fescion victims" ci sono ben 12 colori tra cui scegliere.

lunedì, dicembre 03, 2007

Manubri Deda


I manubri dichiaratamente concepiti per un uso in velodromo sono davvero pochi, escludento il materiale d'epoca gli unici attualmente in produzione e di relativa facile reperibilità sono l'italiano Deda e il giapponese Nitto.
I manubri Deda Pista e Crono Nero mi sono sembrati subito l'ideale per una bici moderna con tubi grossi in alluminio come la Vigorelli: neri, oversize .. queste pieghe sono cattive di brutto.
La piega Pista è enorme, su un manubrio da corsa oltre alla larghezza si misura il reach e il drop, il primo è di quanto il manubrio sporge in avanti, il secondo è quanto il manubrio scende rispetto all'orizzontale.
Su una normale piega da corsa il reach è intorno agli 80-90mm e il drop tra 135 e 145mm, sul Pista il reach è 109mm e il drop 173mm, questo significa che il manubrio è veramente grosso e comporta una posizione molto aggressiva in avanti e estremamente areodinamica in presa bassa.
Il Crono Nero è un manubrio con le corna normalmente usato nelle gare a cronometro, triathlon e inseguimento in pista, tutte quelle specialità dove l'areodinamica è tutto, è anche molto amato dai ciclisti urbani perchè le prese avanzate permettono una posizione molto aggressiva e un notevole controllo.
Il manubrio si differenzia da molti altri poichè la parte orizzontale ha un profilo non tondo, ma piatto (alare), le prese anteriori puntano drammaticamente verso il basso permettendo di mettere tutto il peso sulla ruota anteriore della bici e trasformandola in una perfetta macchina da skid.

Devo ancora provarli per bene, ma questi manubri sono veramente belli e decisamente "senza compromessi", costruiti per una cosa sola: andare veloci!

mercoledì, novembre 21, 2007

"Come va la Vigorelli?"


In molti me lo hanno chiesto e sinceramente quello più curioso da sapere come andava la bici ero proprio io.

Sulla carta
Il telaio è in alluminio con forcella in carbonio, quindi molto più rigido e nervoso dell'acciaio a cui sono abituato e anche molto più leggero, geometria semi slooping con angoli del telaio intorno ai 73° più vicini a quelli di una bici da corsa classica che non ad una pista come la Supercorsa Pista della stessa Cinelli o la mia Dazzan che ha angoli vicini ai 75°, il rake della forcella e di 35mmn meno di una bici da corsa da 45mm, anche se si trovano forcelle da pista con solo 25mm e anche meno.
L'ideale non esiste, ogni mezzo grado in più o in meno cambia la reattività del telaio, ma quale sia il valore migliore in assoluto è difficile stabilirlo.
Ci avete capito qualcosa? Poco? Anch'io.

Sulla strada
In effetti, come potevano lasciar supporre le specifiche tecniche la Vigorelli è più nervosa di una bdc, ma non così tanto come altri telai da pista, e sinceramente all'inizio sono rimasto un po' deluso; nel primo giro di prova dopo aver finito di montarla mi sono reso subito conto di non avere a che fare con una katana nervosissima come la Dazzan che gira quasi solo spostando il peso del corpo, però è molto più giocosa, i dossi per rallentare la velocità che tanti problemi danno con altre bici con questa si trasformano in rampe di lancio e saltare gli ostacoli diventa facile quasi come con una MTB.
Dove la Dazzan a volte, per le sua cattiveria, diventa fin troppo impegnativa e instabile, la Cinelli non tradisce mai.
Anche in skid la Vigorelli è più stabile della Dazzan.
Tutto calcolato, visto che si tratta di una bici da usare in strada per diverse ore e non in pista per delle frazioni di pochi minuti la scelta di angoli non particolarmente estremi è decisamente corretta.
Il telaio è rigido, e meno male che mi sono un po' stufato di vecchi telai in acciaio che sotto il mio dolce peso flettono, e tanto, specie in surplace, dove è apprezzabile le flessione anche semplicemente spostando il peso da un pedale all'altro.
Paradossalmente ho apprezzato questo telaio proprio dove pensavo di soffrire di più, cioè tra pavè e rotaie, temevo di patire come un fachiro indiano su un letto di chiodi e invece sembra che la bici voli, come un hovercraft su un cuscino d'aria; in confronto la Bottecchia (telaio in acciaio da corsa oltretutto un pelo grande quindi, in teoria, molto più stabile) era un disastro totale.
Probabilmente la forcella in carbonio fa molto bene il suo lavoro, ma ritengo che molto dipenda anche dalla leggerezza del telaio, non sono un malato del peso, ma la bici, anche montata con componenti pesantucci, è veramente una piuma.
Si legge spesso che l'alluminio è troppo rigido e quindi poco confortevole per un uso cittadino, ma per quello che ho provato fino ad ora non c'è nulla di più sbagliato, almeno per quanto riguarda questo telaio.

In definitiva penso che la bici sia perfetta per il "pistard urbano" (se proprio volete degli angoli più verticali potete sempre montare una ruota più piccola da 650c all'anteriore "MASH style", così ci fate anche barspin), con il manubrio riser da MTB è semplicemente perfetta in città, anche se prossimamente voglio provarla con una curva da pista e, ovviamente, un'altra ruota anteriore ... indovinello: il nome della nuova ruota anteriore inizia con la "A" e me l'ha portata Gina di King Kog da New York.

giovedì, aprile 26, 2007

Ortlieb Messenger Bag


Mentre tra i messenger nordamericano va per la maggiore la classica sacca a tracolla i corrieri europei preferiscono di gran lunga lo zaino Orlieb messenger; il motivo è molto semplice, questa sacca oltre che comoda e funzionale è assolutamente stagna e nei climi piovosi di città come Londra o Berlino preservare il prezioso carico dalle intemperie è una necessità primaria.

Innanzitutto l'Ortlieb non è un normale zaino da montagna, ma un prodotto concepito per essere usato principalmente in bicicletta; infatti mentre uno zaino da trekking deve rimanere molto alto sulla schiena questo è basso per permettere una comoda pedalata col busto piegato in avanti.
Il volume interno dichiarato è di 30 litri, apparentemente non elevatissimo, ma aprendo lo zaino si ha la evidente sensazione di poterci infilare qualunque cosa ... è semplicemente immenso!
Caricato in abbondanza lo zaino è molto comodo, gli spallacci correttamente imbottiti e la cintura ventrale distribuiscono correttamente il peso evitamdo ogni movimento della borsa e lo schienale rigido protegge da eventuali oggetti appuntiti o rigidi all'interno; ulteriore vantaggio per trasporti "estremi" lo zaino può essere lasciato completamente aperto senza timore di perderne il contenuto.
Personalmente avevo bisogno di una borsa per fare commissioni in bici che prevedessero trasporti un po' pesanti e voluminosi per cui la mia Timbuk2 si era vivelata troppo piccola e scomoda, l'Ortlieb messenger risolve perfettamente questa mia necessità.
L'ortlieb Messenger ha solo 2 problemi peraltro facilmente risolvibili, il primo è la mancanza di tasche interne che si possono comunque comprare come accessori (sono presenti solo degli elastici per fissare le buste portadocumenti), e le sue dimensioni forse eccessive per un utilizzo quotidiano per cui è decisamente più indicato il fratellino più piccolo che si chiama Velocity ... mmm, questo nome mi ricorda qualcosa :-).

Per info l'importatore italiano Ortlieb è: http://www.rideandbike.it

venerdì, aprile 06, 2007

Test zaini da messenger


Sul mitico sito Fixed Gear Gallery è iniziato il test comparativo di un buon numero di zaini da bike messenger, come era già stato fatto con le borse a tracolla tempo fà; presenti attualmente ad ora solo il classico Timbuk2 e il tedesco Ortlieb, ma molto altri saranno recensiti.
Proprio quest'ultimo, che si differenzia non poco dai prodotti americani, ha avuto ottimi commenti e diventerà a breve il mio personale zainetto, seguirà una bella prova tracolla Timbuk2 vs. zaino Ortlieb!

mercoledì, aprile 04, 2007

Mozzo OnOne


Trovare dei mozzi da pista non è facile, per la mia Bottecchia più di un anno fà, non trovando valide alternative, ho deciso di ordinare in mozzo OnOne flip flop direttamente in Inghilterra.
OnOne è una piccola ditta inglese specializzata in MTB rigide in acciaio con una prevalenza di prodotti per il singlespeed e altri prodotti "di nicchia", la produzione e tutta taiwanese e la vendita avviene quasi esclusivamente in modo diretto sul loro sito.
Il mozzo ha battuta 135mm da MTB ed è quindi più largo dei classici 130mm di un telaio da corsa, poco male il carro di un telaio in acciaio è tranquillamente in grado di sopportare la flessione necessaria per allargarsi di 2.5mm per lato.
Il mozzo ha doppia filettatura da entrambe i lati e quindi può essere montato con 2 pignoni fissi con diverso numero di denti se l'escursione dei forcellini lo permette, in alternativa su uno o entrambe i lati può essere montata una ruota libera.
Il mozzo è chiaramente concepito per utilizzo offroad, pesa una tonnellata ed è assolutamente a prova di bomba, perfetto per un utilizzo in ogni clima e in condizione sporche, ma non è la soluzione migliore per una bici superleggera.

In definitiva ottimo se: volete convertire un telaio da MTB e volete un mozzo robusto.

giovedì, agosto 10, 2006

Test Borse da Messenger


Il simbolo del Bike Messenger è sicuramente la tipica e caratteristica borsa a tracolla; il vantaggio rispetto ad un più comodo e stabile zaino è la possibilità di accedere al contenuto senza dover togliere la borsa stessa dalla spalla.
In Italia reperire le borse è piuttosto difficile, si trovano solo le Timbuk2 a Milano; l'alternativa è la possibilità di acquisto in internet.
Per aiutare nella scelta della borsa "ideale" sullo splendito sito Fixed Gear Gallery hanno pubblicato un test di 10 tra le più diffuse borse da messenger.
http://www.fixedgeargallery.com/reviews/messengerbags/