lunedì, ottobre 31, 2011

Articolo del Corriere

Prendo spunto da questo articolo per un paio di considerazioni.
http://www.corriere.it/ambiente/11_ottobre_20/rodi-le-bici-nelle-citta-italiane_d5f78d94-f7fe-11e0-8d07-8d98f96385a3.shtml
Per fortuna si scrive che le ciclabili da sole non bastano, ma, come spesso succede, si parla solo di viabilità e di numero di auto, di incentivare genericamente l'utilizzo della biciclette, come fanno all'estero, senza dire poi come fanno, e intanto io ho sempre l'impressione che chi scrive la bici in città non la usa e non abbia la minima idea di cosa voglia dire usarla.
Ipotizziamo che il signor Rossi decida un bel giorno di usare la bici per andare al lavoro, si studia bene il percorso, riesce anche ad usare per un tratto le ciclabili e alla fine, se è tutto in città probabilmente scopre che ci mette anche meno tempo rispetto all'utilizzo dell'auto.
Come tutti i giorni il Sig Rossi vi veste ed esce di casa, solo che questa volta prende la bici invece della macchina e dopo una mezz'oretta (voglio essere buono) arriva davanti all'ufficio.
Qui scopre il primo problema, dove parcheggia la bici?
Aveva pensato che fosse tutto più facile ora, basta legarla ad un palo, ma dove?
Non è raro che di pali non ce ne siano, se ce ne sono magari la bici intralcia il passaggio dei pedoni, e se la mette dutti i santi giorni nello stesso posto all'aperto non è che poi la rubano?
Per intanto la bici viene lucchettata ad un generico palo, sperando di trovarla ancora alle 17.30.
A questo punto il Sig. Rossi si accorge di un secondo particolare legato all'attività pedalatoria, è piuttosto sudato.
Il che sarebbe normale e facilmente risolvibile se ci fosse in azienda un locale dove, non dico farsi una doccia, ma almeno darsi una sistemata e cambiarsi la maglietta, ma purtroppo non c'è, non c'è un armadietto dove mettere un cambio pulito e soprattutto l'abbigliamento in ufficio è piuttosto formale ed è gradita la giacca e la cravatta.
A questo si aggiunge che, dal momento che non lo fa nessuno, l'utilizzo della bici è visto con sospetto e bollato come atteggiamento strambo.
Risultato: dopo un paio di volte il sig. Rossi, a meno che non sia veramente un duro, abbandona la bicicletta relegandola all'utilizzo domenicale nei parchi cittadini.
Il sig. Rossi ha un collega, il sig. Bianchi, recentemente trasferito alla sede di Copenhagen; ciclabili a parte, il palazzo dove lavora è dotato di parcheggio bici coperto nel sotterraneo, ci sono docce ed armadietti, l'ambiente è molto rilassato, tutti sono vestiti come cazzo gli pare, e soprattutto i colleghi lo guardano strano perchè arriva in ufficio in automobile mentre tutti gli altri usano la bici.
E sono le aziende stesse che incentivano l'uso della bici, non c'è una legge danese che le obbliga, perchè se i dipendenti non spendono i soldi per auto e benzina per andare al lavoro, alla fine è come se a fine mese ricevessero in busta dei soldi in più per cui l'azienda non deve spendere un solo centesimo, e se tutti dicono che c'è la crisi, quei cento euro in più risparmiati di stipendio potrebbero fare molto comodo.
No, aspetta, mentre lo scrivo ho capito il trucco, l'azienda non spende un centesimo, quindi neppure di tasse, ecco perchè alla fine non c'è acun interesse a spingere veramente l'utilizzo delle bici, e poi lo stato (con la s minuscola) come campa senza i soldi delle tasse su stipendio, benzina, etc?

4 commenti:

stefanoSTRONG ha detto...

mi ha fatto ridere sta cosa di chi arriva in bici al lavoro viene considerato strambo. in effetti da me c'è uno di 50 anni con i capelli lisci fino al culo, un altro che nonè capace di dire due parole (di seguito) in italiano ed un altro che pesa 2quintali, però il mio capo dice che so strano io perchè arrivo tutti i giorni con la camicia de flanella a scacchi sulla bici! mah...

ECCOMI ha detto...

Siamo un paese di femminucce vanitose che hanno paura di scomporsi per questo usano l'auto per fare distanze ridicole per rimanere tutti leccati e fonati sempre per questioni di insicurezza personale.
Basta vederli fermi nel traffico tutti elegantoni pettinati con gli occhiali da sole con le loro macchine che compensano deboli personalità e gli danno sicurezza. Ci vuole lo psicologo obbligatorio per gli automobilisti da città!

frank ha detto...

senza scomodare filosofi o psicologi vari, credo che anche un'ora di coda passivamente seduti su un sedile a molti sembri più lunga di mezz'ora passata a pedalare. ma ho una fortuna: in azienda posso lasciare la bici nel garage delle auto aziendali. ma forse è solo perchè siamo in pochissimi a usarla: al massimo cinque su una cinquantina, di cui solo io costantemente tutto l'anno. in bagno non ho alcun problema a riinfrescarmi e comunque (sarà questione d'allenamento?) anche d'estate non sudo molto (non è che poi in macchina non si sudi: anche col climatizzatore d'estate la schiena non resta asciutta e le ascelle si pezzano) e -altra fortuna- non mi sono imposte giacca e cravatta, per cui i ricambi me li porto nello zainetto. ma, da sempre ho la sensazione di esser considerato un tipo strambo perchè uso la bici: tralascio i commenti che vengono espressi dal mio capo per pietà (si, ma verso di lui). alla fine il comune di milano decide che la sosta selvaggia (su marciapiedi,negli incroci, sotto i cartelli di divieto di sosta) deve finire, che ci sono troppe auto e impone il parcheggio a pagamento ai non residenti: tutti s'incazzano e mi dicono "eh tu si che vai bene con la bici". ma se guardiamo molti abitano semplicemnte a pochi chilometri e lungo le linee metropolitane che si fermano qua vicino...

ett ha detto...

Chi arriva in ufficio in bici viene considerato strambo, specialmente con un casco da freestyle e un triangolo come quello che ho comprato (strida) e ogni tanto lo carico in treno e parcheggio alle mie spalle, in ufficio.
Chi mi vede salire in treno invece, guarda la mia strana bici con interesse, allora divento un esempio, più che uno strambo.