Che io sappia a Torino sono nate, in questi ultimi tempi, almeno 5 compagnie o similtali di bike messengers.
Sinceramente sono un poco perplesso.
Tanto per incominciare penso di saperne qualcosina di messengers, conosco i ragazzi di UBM Milano e un po’ di altra gente che ha fatto il corriere in giro per il mondo e penso di aver letto e visto tutto quello che si trova in giro sull’argomento.
Se siete affezionati lettori di questo blog forse vi ricordate che all’inizio dell’anno scorso ho perso il lavoro, pensate che io non abbia speso un bel po’ di tempo a ragionare su come aprire una agenzia di messengers in città?
Ci ho pensato e ho lasciato perdere, questo non vuol dire che l’idea sia sbagliata in partenza e che qualcun altro non possa creare qualcosa di funzionante e remunerativo, ma è molto difficile.
Tanto per incominciare Torino NON è una città di servizi come Milano, Londra o New York, qui ci sono per lo più fabbriche che producono pesanti pezzi meccanici, spostare documenti e pacchetti tra gli uffici sparsi in città non serve quasi a nessuno.
Secondo: i messengers potevano funzionare molto meglio anni fa, ora con le mail servono a poco e serviranno sempre meno qualcuno che porta documenti in giro (posta certificata, bollette e buste paghe per i i dipendenti online, ci sarà sempre meno carta ).
Mai i messengers, e lo dimostra il fatto che sono vivi e vegeti in molte città, possono ancora essere molto utili SE sono seri, affidabili ed in grado di capire il mercato e trovare i clienti giusti.
E qui “casca l’asino”.
Perché, per quello che vedo, molti aspiranti corrieri iniziano in sordina, spargendo la voce tra i ciclisti (che sono quelli che ben difficilmente useranno il servizio) senza troppa pubblicità, non potrebbero fare altro visto che molti (non tutti per fortuna) iniziano IN NERO, poi si vedrà.
Che già mi fa incazzare che qualcuno provi a fare un lavoro senza pagare le tasse, dal momento che io le devo pagare, ma soprattutto il cliente ed utilizzatore primario dei corrieri dovrebbero essere le aziende .. e pensate che una qualunque azienda affidi un pacco importante a un corriere senza una partita IVA che non è in grado di fare una fattura?
(con questo non dico che tutti siano in nero, ma sui vari siti di numeri di partita IVA ne ho visti ben pochi).
Che senso ha far nascere in città più servizi di corriere in bici se nessuno o quasi è fatto con criterio?
Che senso ha far nascere in città più servizi di corriere in bici se nessuno o quasi è fatto con criterio?
Questo è un blog di fisse, l’utilizzo delle fisse in città è nato coi bike messengers americano, io sono più che contento che anche in Italia e ovviamente anche a Torino dove vivo, ci siano i corrieri in bicicletta, se si tratta di persone serie che hanno un cervello, sanno come far funzionare un servizio complesso e difficile come quello delle consegne; di idioti che pensano di farsi pagare per girare in bici nel traffico illegalmente ne posso veramente fare a meno.
Ho affrontato il problema un po' di tempo fa.
RispondiEliminaNon sono convinto della "bontà" del concetto stesso del corriere urbano.
Gli ecoalfieri urbani non sono forse inconsapevoli servomeccanismi del nostro sistema di vita malato? Non ungono forse gli ingranaggi perché tutto funzioni più veloce, contribuendo alla folle rincorsa alla massimizzazione dello sfruttamento del tempo? Non si tratta di toyotismo mascherato da ecologismo alternativo? Ogni consegna rapida permette ai detentori dei beni e del capitale di produrre di più, aumentando così il famoso Prodotto Interno Lordo,
http://bicifissaviareggio.blogspot.it/2011/08/bike-messengers-ecologisti-al-servizio.html
7;-)
RispondiEliminaRombolo