L'altra sera sfogliavo in edicola una rivista di bici, alcuni articoli sembravano piuttosto interessanti e nonostante io non spenda soldi in riviste di ciclismo da molto tempo (internet è gratis ed è più comoda) stavo per comprarla quando la mia attenzione cade sulla posta dei lettori.
In una lettera un appassionato chiede se è possibile montare una corona da 36 denti al posto di quella da 39 su una guarnitura standard Shimano (quindi 130 BCD).
Ora tutti quanti sappiamo che la risposta è molto semplice: non si può fare semplicemente perchè non ci stà.
Il giornalista invece inizia la sua articolata risposta con una bella marchetta citando il catalogo di una ditta del settore "molto attenta alle esigenze dei ciclisti" (ditta che non citerò perche trattasi della realtà in assoluto meno seria di tutto il panorama italiano, il cui responsabile è stato addirittura bannato da bdcforum e bikeforums) dove stranamente la suddetta corona non esiste, probabilmente perchè, azzarda il giornalista, il suo utilizzo è "tecnicamente sconsigliabile" (parole sue) e solo in un secondo tempo viene ipotizzato che forse, ma dico forse, una corona da 36 è troppo piccola per un girobulloni di 130mm.
Ma non è finità qui; nella lettera successiva un lettore lamenta formicolii alle mani durante la pratica della bici da corsa, problema piuttosto diffuso causato normalmente (come la maggior parte di dolorini vari) da una posizione non corretta sulla bici; anche qui la risposta è assurdamente folle, invece di un controllo sull'altezza di sella e manubrio, invece di consigliare del nastro più spesso, degli inserti in gel o l'uso dei guanti; il consiglio dato è di muovere frequentemente le dita della mano, se non passa è meglio fare una visita medica specialistica (e magari basta invertire l'attacco manubrio a costo zero!)
Complimenti, mi immagino la serietà con cui sono scritti gli altri articoli; ovviamente la rivista in questione è rimasta in edicola.
La cosa più ridicola è che ci trattano spesso, sia riviste che rivenditori, come se non ne sapessimo niente dei mezzi che utilizziamo. Quando spesso loro stessi sono solo dei rivenditori e non sanno nemmeno la differenza tra un mozzo fisso e uno a ruota libera. Dovresti aprire tu una ciclofficina Aldone e far vedere a Torino come si vendono e riparano bici.
RispondiEliminaneanch'io compro più da tanto tempo. giusto quando sono all'estero e più per curiosità. occhio che il 3 settembre esce il terzo numero di UrbanVelo il magazine fatto dai ciclisti per i ciclisti. è scaricabile gratis.
RispondiEliminaciao Tomi
Il bello è che quando uno che ci mette davvero la passione apre un'attività, solitamente succede che fallisce o sopravvive.
RispondiEliminaPurtroppo anche le biciclette, come i computer e tutto il resto, si vendono come i salumi e i detersivi.
Colpa di un mondo troppo consumista?
vi parlo da piccolo bottegaio........si la passione fa a pugni con il business, ma in questi giorni di saturazione di merci scadenti deve tornare a galla il bottegaio appassionato.......we gotta belive !!!!
RispondiEliminaAnche ad Urbanvelo fanno business....ma come lo fanno? con passione !!!!