Da appassionato l’apertura di un nuovo negozio
di bici è comunque qualcosa di positivo, ma bisogna farlo bene, specie in un
difficile periodo come questo dove le attività spesso aprono e chiudono nel
giro di pochi mesi.
Dietro casa dei miei genitori hanno appena aperto
un negozio di biciclette.
Io, come ho scritto più volte sono un pessimo
venditore e mai aprirei un negozio mio (di bici o di qualunque altra prodotto),
però un paio di cosette le so e mi spiace vedere che manchino i presupposti più
basici per una florida attività.
Tanto per incominciare la “location” è
abbastanza sfigata, a soli 2 km dal Decathlon, in una via laterale di scarso
passaggio dove è impossibile parcheggiare, anche in doppia fila (che di per se
non sarebbe un male se non fosse che il 99% di chi compra una bici fino al
negozio ci va in macchina).
Da principio in vetrina c’erano un bel po’ di
bici elettriche, a me le bici elettriche fan letteralmente cagare, non le capisco,
ma è un mercato che può funzionare, a Stoccarda, ad esempio, in pieno centro c’è
un negozio che vende solo elettriche di alta gamma.
Ma ora c’è ogni tipologia di bici: elettriche,
mountain, corsa, city, bimbo e BMX.
Una cosa che ho capito è che un negozio,
specie se piccolo, non può tenere ogni genere di bici, è impossibile, alla fine
hai solo modelli scarsi che non vuole nessuno, una filosofia del genere la può
avere un negozio gigantesco, un piccolo si deve specializzare, è l’unico modo
di sopravvivere.
Un paio di giorni fa sono passato davanti al
negozio, erano le 8 di sera e il tipo stava chiudendo.
Punto a favore, tornava a casa in bici, ma
sulla bici ci sarebbe da discutere un pochetto.
Secondo me se hai un negozio (di qualunque
cosa), devi usare i prodotti che vendi, punto; come ti vesti, quello che usi,
deve essere il biglietto da visita della tua attività.
Il negozio in questione vende qualunque cosa a
parte le fisse e con cosa si muove il tipo: con una fissa, una conversione su
telaio corsa con pedali senza gabbiette o straps e freno anteriore (o almeno
spero che sia fissa, una single col solo freno davanti non è una gran cosa).
Una bici che di per se non ha nulla di male,
un po’ arraffazzonata, si direbbe il primo tentativo di fissaggio di uno che
non ha mai messo le mani su una bici, non il massimo come biglietto da visita.
Ma quello che mi ha spinto a scrivere questo
posto polemico, è stata la tensione della catena, talmente molle da rischiare
di cadere.
Uscendo, visto che guardavo la vetrina il tipo
mi saluta e a me è venuto bene di dire che sarebbe stato necessario tirarla un
po’ quella catena, la risposta: “hai ragione, è che non ho tempo”.
SCUSA? Hai un negozio di bici, appena aperto,
che verosimilmente fa un po’ fatica a decollare e non hai 3 minuti per tirare
la catena alla tua bici?
Posso capire che il meccanico di un negozio
avviato non abbia il tempo per revisionare la forcella ammortizzata o per
cambiare completamente la trasmissione alla sua bici, ma cazzo, qui si tratta
di tirare una catena!
Io capisco che un appassionato di bici, ogni
appassionato di bici, prima o poi pensi più o meno seriamente ad aprire il suo
bel negozietto, ma un conto è l’idea di farlo, diverso è farlo per davvero.
Per aprire un negozio di biciclette, non basta
avere la passione per pedalare (anzi pedalare forte non è assolutamente
indispensabile), ma bisogna essere bravi meccanici, bravi venditori, un po’
psicologi per capire i clienti, un po’ analisti per capire il mercato, molto
tecnici per conoscere i prodotti, etc.
Aprire una attività oggi costa una fracassata
di soldi e farlo male significa, quei soldi, buttarli dalla finestra, il che è
stupido.