martedì, febbraio 26, 2013

Let my people go surfing


Seconda recensione di un libro in questo blog, e di nuovo non si tratta di un libro di biciclette.
“Let my people go surfing” è la storia di Yvon Chouinard, fondatore prima dell’azienda che sarebbe diventata Black Diamond, e poi di Patagonia.
Il libro è l’avventura di un imprenditore per caso, di uno che ha iniziato a fare chiodi da roccia e attrezzatura per arrampicare principalmente perché in mercato non offriva i prodotti che servivano a lui ed ai suoi amici per salire le pareti dello Yosemite.
La storia di uno che ha iniziato ad arrampicare con una maglietta da rugby e poi visto che le volevano anche gli amici ha iniziato, prima a distribuire e poi a produrre abbigliamento per alpinismo ed arrampicata fondando la Patagonia.
Ma la storia di Patagonia non quella della solita azienda di articoli sportivi, iniziata in piccolo e diventata mainstream, per finire col trasformarsi nel solito pezzo di multinazionale.
E’ la creazione di un nuovo sistema di produzione e distribuzione che mette al primo posto non il prodotto, ma l’ambiente.
Senza un ambiente incontaminato non è possibile fare attività all’aria aperta, col risultato che i prodotti di una azienda come Patagonia non hanno senso di esistere, quindi prima ancora dei prodotti, fondamentale è la difesa dell’ambiente e del mondo in cui viviamo.
Yvon, non ha perso tempo a lamentarsi dei politici e delle strutture, ha fatto di alcune scelte radicali e la sua azienda è diventata l’esempio da seguire.
“Let my people go surfing” è la dimostrazione che un altro sistema è possibile, che si può avere un’azienda che produce con un minimo impatto ambientale prodotti destinati a durare e non ad essere cambiati nel giro di pochi mesi, con dipendenti che sono liberi di assentarsi ed andare a surfare se ci sono buone onde (da qui il titolo del libro), che possono stare scalzi in ufficio coi piedi sulla scrivania purché svolgano correttamente il loro lavoro.
Patagonia, stante questi presupposti, inaccettabili nel 99.99% delle altre aziende (specie italiane), è solida ed in attivo, cosa che non si può certo dire di tante altre situazioni molto più “ingessate”.
Io l’ho letto in inglese, ho scoperto poi che esiste anche la versione tradotta in italiano, fatevi un favore, leggetevelo in lingua originale. 

mercoledì, febbraio 20, 2013

Bici da neve


L’idea era di scrivere un post sulla bici da neve perfetta.
Qualche giorno fa la mia si è comportata piuttosto bene, poi dopo praticamente un solo giorno la neve si è sciolta, ora pare che debba nevicare di nuovo a giorni, vedremo.
L’unico vero problema riscontrato durante il viaggio di ritorno dal lavoro è che arrivato a casa c’era talmente tanta neve impaccata sulle parti in movimento che le ruote quasi non giravano più.
C’è da dire che la luce tra telaio e ruote è veramente miserrima, o monto gomme più strette, o con le 35c su questo telaio lo spazio che rimane è veramente poco.
Quindi la bici da neve deve avere: ruote larghe, ampio spazio tra ruote e telaio, trasmissione semplice (che con tutta la neve mista ghiaccio impaccata sulla bici un cambio non avrebbe di sicuro funzionato), freni a disco (per avere dei frenini a pattino che non frenano, tanto vale fare senza), molto meglio pedali liberi (che con la neve il capitombolo arriva facilmente) anche se ovviamente col senza freni i piedi non possono far altro che stare attaccati ai pedali.
MA … in realtà ha poco senso ragionare su una bici che serve 2-3 giorni l’anno al massimo.
In realtà l’unica cosa che serve davvero se nevica seriamente (o peggio ancora se piove) è un cambio di vestiti (scarpe comprese), un posto dove cambiarsi arrivati a destinazione e un termosifone su cui fare asciugare tutto quanto, il resto è relativo.

venerdì, febbraio 15, 2013

Le auto non si vendono più


Stavo mettendo a posto un po’ di cartaccia in casa e mi sono ritrovato 2 prestigiosi giornali esteri che ho preso in aereo un paio di settimane fa.
In prima pagina 2 articoli, nel primo si scrive che praticamente tutte le case automobilistiche in Europa sono in passivo, ma il secondo è più interessante, racconta come i Francesi, ed in particolare i Parigini, non siano più interessati a comprare automobili, costano troppo e non servono a poco, molto più comodo ed economico spostarsi in metropolitana o in bicicletta.
L’auto per i giovani francesi non è più uno status symbol o l’oggetto del desiderio.
Io non sono mai stato contrario in assoluto all’auto, a volte serve, appunto a volte, non sempre e soprattutto non l’ultimo modello, tanto che l’auto sia nuova o vecchia, figa o modello base il traffico non fa distinzioni, blocca tutto allo stesso modo.
Quindi smettiamola di bruciare migliaia e migliaia di euro in auto, benzina ed assicurazioni e lamentarci che non ci sono soldi.
Ah, già che ci siete, imparate a leggere i giornali esteri che scrivono molte meno cazzate di quelli italiani.

giovedì, febbraio 14, 2013

Finalalleycat Torino 16/02/2013

Per il 5° anno consecutivo si ripropone l'appuntamento di metà febbraio dell'alleycat torinese.
Per tutte le info c'è il sito dei 10cento:


lunedì, febbraio 11, 2013

Nevica!

Questa mattina ho trovato delle tracce di bici sulle neve, proprio davanti a casa, le ho ritrovate sulla strada che faccio per arrivare in ufficio.
Alle tracce si sono ovviamente aggiunte le mie.
Non so se qualcun altro sia passato dopo, ma di “pazzi” sotto la neve in giro in bici questa mattina a Torino ce ne sono tanti.
Il problema adesso è: se continua a nevicare come sta facendo riuscirò a disseppellire la bici per tornare a casa?

mercoledì, febbraio 06, 2013

Nalgene


Mi è spesso capitato di vedere americani in giro per il mondo sempre con queste bottiglie dietro, per molto tempo ho pensato fosse piuttosto inutile, persino stupido, comprare una bottiglia di plastica, molto meglio comprare l’acqua già imbottigliata e gettare il contenitore dopo l’uso; decisamente più semplice.
Da qualche tempo in famiglia abbiamo smesso di comprare acqua in bottiglia e si è quindi venuta a creare l’esigenza di trovare contenitori adatti: resistenti, facili da pulire e che non trattenessero gli odori, impresa decisamente non semplice.
Così durante una trasferta lavorativa in Germania ho finalmente comprato una Nalgene, visto che in Italia non si trovano facilmente, mentre tutti i negozi di articoli sportivi a Stoccarda le hanno.
Ammetto che ho fatto fatica a spendere una decina di euro per una “banale” bottiglia di plastica, ma volevo provare se e quanto una Nalgene fosse meglio del resto.
Devo dire che effettivamente merita la spesa, dopo qualche mese praticamente senza lavarla, giusto una sciacquata prima di riempirla, non ha preso alcun odore anche riempiendola con liquidi diversi, oltretutto l’apertura gigantesca facilita la pulizia e l’asciugatura.
Certo esistono molte altre alternativa più economiche tipo le classiche borracce da bici che si possono trovare anche aggratis, ma fanno schifo, l’acqua sa di plastica e perdono, per cui se provate a metterle in uno zaino o in una borsa ve lo allagano.
La bottiglia Nalgene da un litro (1000 ml/32 oz) è grossa e cicciona, specie rispetto alle bottigliette usa e getta da mezzo litro, ma con le mie manone mi ci trovo benissimo e anche i miei bimbi non hanno alcuna difficoltà ad usarla.
Dal momento che servono 2 mani per aprirla non è certo la soluzione migliore per bere mentre si va in bici o si corre, ma da usare normalmente e da portarsi dietro per scuola/ufficio/palestra è perfetta.
Usare contenitori riutilizzabili invece di quelli usa e getta, e mi riferisco in particolare a bottiglie e sacchetti della spesa, è un passo importante per salvaguardare il pianeta, ma anche, molto più banalmente il proprio portafoglio, dal momento che spendere una volta 10 euro e portarsi dietro una comoda e indistruttibile Nalgene riempita da casa è dannatamente più economico che spendere continuamente 1 euro per comprare le bottigliette da mezzo litro quando si ha sete.

lunedì, febbraio 04, 2013

Accessori veramente utili


Cazzeggiando in rete ho finalmente trovato l’accessorio definitivo per il fissato urbano.
Per bottiglie da 500ml, giusto per la Weissbier.